(a cura di Anna Lanfranchi)
INDICE / INDEX
IL DONO / THE GIFT
L’articolo di apertura della rivista ripubblica l’intervista del poeta Franco Loi a Leonardo Sciascia dell’8 aprile 1989 per la Radio Svizzera Italiana. Il dialogo, registrato a Milano, ripercorre l’infanzia dello scrittore tra Racalmuto e Caltanissetta, l’insegnamento, le prime prove narrative e giornalistiche, fino ai temi ricorrenti nella riflessione critica sullo scrittore, come la “necessità” della scrittura, la giustizia, il rapporto tra pessimismo e ottimismo, il fenomeno mafioso.
Pag. 3-10
RASSEGNA / REVIEW ESSAYS. LEONARDO SCIASCIA COLLOQUIA, VII. «PORTE APERTE». LEONARDO SCIASCIA E IL CINEMA (A CURA DI GABRIELE RIGOLA)
Nel contributo si anticipano alcuni temi del VII Leonardo Sciascia Colloquium “«Porte aperte». Leonardo Sciascia e il cinema” (Circolo dei Lettori, Torino, 11-12 novembre 2016), di cui in questo volume di «Todomodo» si pubblicano gli atti: il rapporto che lo scrittore “spettatore” instaura con il cinema; lo studio dei prodotti cinematografici che hanno avuto origine dalle sue opere; il dibattito tra presenza o assenza di tecniche filmiche nei suoi testi; il parallelo interesse di Sciascia e del cinema a lui contemporaneo per la rappresentazione di fenomeni storici e sociali. Metodologicamente, il curatore degli atti segnala il duplice approccio in corso, da un lato, ai testi editi, anche meno conosciuti, e ai documenti filmici; dall’altro, alle fonti archivistiche.
Pag. 15-20
L’articolo prende in considerazione alcune opere di Leonardo Sciascia che testimoniano della sua esperienza di spettatore cinematografico. Un primo gruppo di testi riguarda il trattamento che il cinema ha riservato alla Sicilia (interpretata, secondo lo scrittore, alternativamente come “mondo offeso”, “teatro della commedia erotica” o “luogo di bellezza e verità”), e l’evoluzione storica e sociale del “divismo”. A questo tema, in particolare, è dedicato il secondo testo analizzato, “Il volto sulla maschera”. Infine, in “C’era una volta il cinema”, le ambientazioni di “Nuovo Cinema Paradiso” si sovrappongono alle suggestioni dei ricordi sciasciani del primo incontro con il cinema nella natìa Racalmuto.
Pag. 21-34
A partire dai documenti relativi ai film “Todo modo” (Elio Petri, 1976) e “Cadaveri eccellenti” (Francesco Rosi, 1976), custoditi presso l’Archivio del Museo Nazionale del Cinema di Torino, l’autore del contributo procede a un confronto che evidenzia i punti di continuità (l’“ossessione del complotto”, la disillusione rispetto ad una efficacia di intervento politico della sinistra, il formato americano della sceneggiatura) e l’elemento di rottura, ossia il livello di letterarietà della scrittura scenica, maggiore nel caso di Petri, minore in quello di Rosi (cui, tuttavia, supplisce l’uso esteso di appunti e disegni). L’articolo è corredato dalle Tavv. I-IV (inserto fuori testo a colori).
Pag. 35-46
Prendendo le mosse dalla partecipazione di Leonardo Sciascia alla progettazione e realizzazione della collana Sellerio “La memoria” (1979), l’autrice del contributo avvicina questa esperienza editoriale e il “vizio […] della lettura” al profilo che Sciascia traccia di Mario Soldati (ora raccolto tra i saggi letterari sciasciani curati da Paolo Squillacioti per Adelphi nel 2016, “Fine del carabiniere a cavallo”): la differenza tra i due scrittori nel loro rapporto con il cinema è riletta alla luce della natura altamente “cinematografica”, capace di evocare immagini che finiscono per comporre il reale, del narrare di Soldati.
Pag. 47-52
L’autore considera il genere, ricorrente nelle opere di Leonardo Sciascia, dell’“indagine poliziesca della realtà storica”, il giallo che coinvolge avvenimenti reali passati o contemporanei: un trattamento letterario, che sembra però servire piuttosto a esplicitare la complessità del reale, che a chiarirla. Negli anni settanta (e oltre) il cinema poliziesco italiano è profondamente influenzato da temi e echi sciasciani, anche al di là della trasposizione delle sue opere: essi riguardano in particolar modo aspetti politici e civili, mentre assenti risultano quelli metafisici, legati alla “teologia negativa” dei testi dello scrittore.
Pag. 53-62
Oggetto del presente articolo è il rapporto tra Leonardo Sciascia e Elio Petri: partendo dall’analisi della corrispondenza dell’Archivio Petri (Museo Nazionale del Cinema, Torino), l’autore riflette sulle iniziali incomprensioni tra i due intellettuali e su come l’apprezzamento di Sciascia del “Todo modo” cinematografico implichi tuttavia il riconoscimento del film come oggetto ‘altro’ rispetto alla propria opera, alla luce del modo differente di intendere il ruolo dell’intellettuale e l’“ironia nell’impegno” a cui questi è chiamato.
Pag. 63-70
Sulla scorta di un primo spoglio della corrispondenza, custodita dalla Fondazione Leonardo Sciascia (Racalmuto), tra lo scrittore siciliano e diverse personalità del cinema italiano, l’autore propone alcuni case studies significativi e meritevoli di ulteriori indagini: tra questi, la partecipazione di Sciascia alla stesura della sceneggiatura di “Bronte” (1972), le lettere scambiate con Guido Aristarco (direttore di «Cinema Nuovo»), gli inviti a intervenire con articoli nel dibattito sul cinema, e una prospettata consulenza per i dialoghi dell’“Avventura” (1960) di Antonioni. Il contributo è corredato da due riproduzioni nel testo (pp. 81 e 84).
Pag. 71-86
L’autore del contributo rilegge il rapporto tra Leonardo Sciascia e il cinema, anche a partire da alcune dirette testimonianze, da lui stesso raccolte, dello scrittore: le mancate collaborazioni con Michelangelo Antonioni e Sergio Leone; i rapporti con i registi Francesco Rosi, Gianni Amelio, Giuseppe Tornatore; l’ammirazione per Federico Fellini. Viene inoltre analizzata la preferenza di Sciascia per la fotografia e le arti visive in generale e il ruolo narrativo che i ritratti rivestono nei suoi romanzi. Similmente, i ritratti fotografici eseguiti da Ferdinando Scianna appaiono come l’immagine più vera che lo scrittore abbia voluto lasciare di sé.
Pag. 87-102
LETTURE /READINGS
Il contributo riflette sulle diverse accezioni che termini come “giustizia”, “rispetto” e “pace” assumono ne “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, a seconda che a esprimerli siano personaggi come il capitano Bellodi oppure i rappresentanti della criminalità organizzata. Inoltre, la legge, che per “astrazione” aspira a separarsi dal contingente, pone come propria condizione necessaria la società e i rapporti interpersonali, ai quali si contrappone, nel romanzo sciasciano, la solitudine dei personaggi. L’unica soluzione possibile per una distinzione tra “diritto” dello Stato e quello delle organizzazioni che ad esso tendono a sostituirsi sembra risiedere, quindi, solo in una libera scelta individuale.
Pag. 107-112
Il contributo, che deve il suo titolo alla raccolta di articoli di Leonardo Sciascia (Bompiani, 1989) ripubblicata da Adelphi nel 2017 per le cure di Paolo Squillacioti, è costituito da tre interventi della tavola rotonda organizzata dagli Amici di Leonardo Sciascia “Sul caso giustizia, sul caso Sciascia e sui casi nostri” (Racalmuto, 1 aprile 2017). In particolare, Ricorda si sofferma sul contributo apportato da questa nuova edizione alla conoscenza di una parte significativa della produzione sciasciana; Spadaccia invita a una rilettura dei testi non solo rispetto al contesto storico della loro stesura, ma anche alla luce delle tendenze contemporanee della società italiana; Mellini, infine, sottolinea la presenza, nella raccolta, delle linee guida della riflessione dello scrittore sulla giustizia: esse ne compongono, quindi, una sorta di “testamento” civile.
Pag. 113-124
STUDI E RICERCHE / STUDIES AND RESEARCH
L’articolo costituisce la trascrizione dell’intervento dell’autrice in occasione dell’incontro «Sciascia Scrittore Europeo» (Università per Stranieri di Perugia, 14 dicembre 2016), in cui vengono analizzati alcuni aspetti del rapporto tra Leonardo Sciascia e la cultura araba, come l’interesse per l’origine araba di alcune storie tradizionali siciliane (ad esempio, quelle legate al personaggio di Giufà), i riferimenti al mondo arabo in opere come “Il Consiglio d’Egitto”, insieme alla sua valenza esotica nella cultura letteraria francese. È dedicata attenzione anche alla ricezione e traduzione dell’opera sciasciana in alcuni Paesi del Mediterraneo. L’articolo è corredato dalle Tavv. V-X (inserto fuori testo a colori) e da una riproduzione nel testo (p. 129).
Pag. 127-144
«GENEALOGIE INDIRETTE» SCIASCIA, CECCHI, BRANCATI, BORGESE, CROCE. 26 SETTEMBRE – 27 OTTOBRE 2016, SESTO FIORENTINO
Il saggio introduce il ciclo di quattro incontri – che dà nome alla sotto-sezione della rubrica della rivista – tenutosi presso la Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino tra il 26 settembre e il 27 ottobre 2016 e di cui in questa sede si pubblicano alcuni interventi. In particolare, la rassegna si è proposta di investigare i rapporti di influenza su Sciascia di altri quattro scrittori: Emilio Cecchi, Vitaliano Brancati, Giuseppe Antonio Borgese e Benedetto Croce.
Pag. 147-152
L’autore riflette sull’influenza di Emilio Cecchi rispetto alla scrittura di Leonardo Sciascia, evidenziandone le tracce, da un lato, nel grado elevato di letterarietà del suo peculiare neorealismo; dall’altro, nelle tematiche documentarie presenti nelle opere narrative. Guardando in particolare a “Le parrocchie di Regalpetra”, si registrano nel lessico elementi colti accanto a forme locali e popolari, ambiti che sembrano retoricamente distinguersi, rispettivamente, nelle metafore e nelle similitudini. Sciascia, accogliendo le istanze civili del neorealismo, vi innesta quindi, in modo del tutto originale, il trattamento colto e raffinato della prosa d’arte del primo dopoguerra.
Pag. 153-166
Il rapporto tra Leonardo Sciascia e Giuseppe Antonio Borgese viene qui ripercorso alla luce delle relazioni di quest’ultimo con gli altri protagonisti della rassegna in oggetto. Mentre Croce, come anche Cecchi, avrebbe avuto un ruolo nel ridimensionamento di Borgese all’interno della cultura italiana, è lo stesso Sciascia a ricordare i punti di contatto tra Borgese e Brancati, conosciutisi alla fine degli anni venti. Di Borgese, Sciascia ammira la radicale scelta antifascista, il ruolo di direttore della “Biblioteca Romantica” Mondadori (collana di traduzioni inaugurata dalla stendhaliana “Certosa di Parma”), l’affiancamento all’attività letteraria di quella giornalistica. La descrizione che Sciascia traccia di Borgese assume la forma, quindi, di un “autoritratto”: una identificazione suggerita anche dalla copertina della edizione Adelphi di “Per un ritratto dello scrittore da giovane”.
Pag. 167-178
Il contributo propone la discussione tra i tre autori sul rapporto tra Leonardo Sciascia e Vitaliano Brancati. Spini lo ripercorre dal primo incontro a Caltanissetta alla curatela sciasciana dell’opera omnia di Brancati, menzionando l’interesse del cinema per l’opera di entrambi gli scrittori. Scarpa ricorda l’intenzione di Sciascia di esordire con un libro di saggi su Borgese, Cecchi e Brancati, e indica punti di contatto e di rottura tra Sciascia e quest’ultimo. Marchesini, infine, sottolinea la distanza tra i due scrittori rispetto ai temi della comicità e dell’eros, e la vicinanza per quanto riguarda invece un “liberalismo in negativo”, identificato da assenza di libertà e deformazione della giustizia.
Pag. 179-198
L’autore indaga l’apparente assenza di Benedetto Croce dal novero degli auctores di Leonardo Sciascia, nel contesto di una distanza rimarcata dallo stesso scrittore, in ambito di critica letteraria e specificamente nel giudizio su De Roberto, in articoli come “Perché Croce aveva torto” («La Repubblica», 1977). Da altri passi, come l’intervista dello stesso Sciascia a Jorge Luis Borges, emerge tuttavia la sua ammirazione per il Croce storico locale, narratore e, soprattutto, editore per Laterza. Infine, alcune tracce (forse inconsapevoli) dell’influenza crociana su Sciascia sembrano potersi rilevare a livello linguistico.
Pag. 199-208
PERSI E RITROVATI / LOST AND FOUND
Il carteggio tra Leonardo Sciascia e Tommaso Fiore (12 lettere tra il 1956 e il 1961, oggi conservate alla Fondazione Leonardo Sciascia e all’Archivio Tommaso Fiore, Biblioteca Nazionale di Bari) si sviluppa all’insegna di due temi dominanti: l’impegno politico e civile in senso antifascista e liberalsocialista, e l’attenzione alle espressioni letterarie locali. L’autore del saggio fa inoltre riferimento a una nota dedicata da Sciascia a Fiore sulla «Rassegna pugliese» del 1967, in cui lo scrittore ripercorre il suo apprendistato nel segno dell’intellettuale pugliese, l’incontro nel 1955 e le sue osservazioni sulla modernità di “Un popolo di formiche”.
Pag. 211-224
La corrispondenza tra Leonardo Sciascia e Nicola Chiaromonte (le cui uniche lettere conservate, oggi custodite presso la Fondazione Leonardo Sciascia, vengono pubblicate in coda al contributo) getta nuova luce sui contributi del primo apparsi, tra il 1956 e il 1962, sulla rivista «Tempo Presente», diretta da Chiaromonte e Ignazio Silone. Viene inoltre analizzata la proposta di Chiaromonte a Sciascia, del 1958, di scrivere un articolo (mai apparso) su Danilo Dolci per la rivista anglosassone «Encounter», diretta dal poeta Stephen Spender e supportata dal Congress of Cultural Freedom. L’articolo è corredato da una riproduzione nel testo delle norme editoriali di «Tempo Presente» (pp. 240-243).
Pag. 225-244
CONTRADDISSE E SI CONTRADDISSE / DISCUSSIONS. 1987-2017 “I PROFESSIONISTI DELL’ANTIMAFIA” TRENT’ANNI DOPO
Introdotta da un corsivo della Direzione Editoriale intitolato “Sorte del diritto”, la rubrica raccoglie contributi e riflessioni sull’articolo di Leonardo Sciascia “I professionisti dell’antimafia”, apparso sul «Corriere della Sera» del 10 gennaio 1987, e sulle accese discussioni che ne seguirono. Interventi di Massimo Bordin, Nando dalla Chiesa, Giovanni Fiandaca, Emanuele Macaluso, Gianfranco Marrone, Leoluca Orlando, Paolo Pezzino, Gaetano Savatteri, Peter T. e Jane Schneider, Rocco Sciarrone, Duccio Trombadori, Vincenzo Vitale. La rassegna è conclusa da un contributo di Valter Vecellio (“«Strumento di potere… retorica aiutando e spirito critico mancando»”) ed è corredata da tre riproduzioni nel testo (pp. 256-259).
Pag. 247-316
Pag. 261
Pag. 264
Pag. 267
Pag. 273
Pag. 279
Pag. 282
Pag. 286
Pag. 289
Pag. 293
Pag. 296
Pag. 301
Pag. 303
Pag. 309
TRADUZIONI / TRANSLATIONS (A CURA DI GIOVANNA LOMBARDO)
L’autore delinea la storia editoriale e la ricezione delle opere di Leonardo Sciascia in Polonia, la cui appartenenza alla sfera di influenza sovietica sembra non aver precluso, a partire dai tardi anni cinquanta, la diffusione degli scritti di diversi autori italiani. Delle pubblicazioni in volume di Leonardo Sciascia, introdotto al pubblico polacco dalla traduzione de “Il giorno della civetta” (1967), vengono rilevate in particolare la critica sociale e l’impegno etico, mentre sono le riviste letterarie a restituire, progressivamente, un’immagine sempre più complessa e sfaccettata dell’opera sciasciana. L’articolo è corredato dalle Tavv. XI-XVII (inserto fuori testo a colori).
Pag. 319-334
ICONOGRAFIA / ICONOGRAPHY (A CURA DI LAVINIA SPALANCA)
Della collaborazione, iniziata nel 1955, di Leonardo Sciascia con «L’Ora», quotidiano di Palermo diretto da Vittorio Nisticò, l’autrice di questo saggio mette in luce i contributi relativi alla critica d’arte, in particolare quelli apparsi nella rubrica “Quaderno”. Tra i temi affrontati dallo scrittore trovano spazio sia artisti locali, che internazionali, spesso posti in reciproco dialogo; mentre i ricorrenti contributi su Palazzo Chiaramonte e l’Inquisizione palermitana forniscono lo spunto per riflessioni più ampie, dalla necessità di preservare la memoria storica di un luogo ai confronti con espressioni artistiche contemporanee. L’articolo è corredato da cinque riproduzioni nel testo (pp. 341, 346-348).
Pag. 337-348
BIBLIOTECA DIGITALE SCIASCIA / SCIASCIA DIGITAL LIBRARY (BIDIS)
Proseguendo il lavoro avviato negli anni passati, questo volume di «Todomodo» riporta l’elenco dei corrispondenti (lettere E-F) di Leonardo Sciascia relativamente alla corrispondenza dello scrittore custodita dalla Fondazione Leonardo Sciascia di Racalmuto, frutto dell’impegno congiunto della Biblioteca della Fondazione, degli Amici di Leonardo Sciascia e della casa editrice Olschki. Le nuove voci, indicizzate per cognome del corrispondente, con indicazione di lingua, consistenza ed estremi cronologici, sono 27 (lettera E) e 227 (lettera F); 124 e 682, rispettivamente, le nuove unità documentarie. Completano il contributo le “Rettifiche” sull’indicizzazione finora effettuata (due nuovi nominativi si aggiungono alla lettera A, per 72 documenti), le “Statistiche e previsioni” per il prossimo anno, e le “Avvertenze” per la consultazione dell’inventario, che conta fino a oggi (lettere A-F) 1730 corrispondenti per 5342 unità documentarie.
Pag. 351-366
RECENSIONI / BOOK REVIEWS
Pag. 369
Pag. 375
Pag. 381
PUBBLICAZIONI RICEVUTE E POSTILLATE / PUBLICATIONS RECEIVED WITH SHORT COMMENTS (a cura di Elena Past)
Pag. 387
Pag. 388
Pag. 389
Pag. 393
Pag. 394
Pag. 394
Pag. 395
Pag. 399
Pag. 401
Pag. 401
Pag. 403
L’ESPRIT DE L’ESCALIER
Pag. 407
GRAN FINALE
Pag. 411