Vol. VI – 2016

TODOMODO: Abstracts anno 2016 – Vol. VI
(a cura di Anna Lanfranchi)


INDICE / INDEX

EDITORIALE / EDITORIAL L’INIQUO CANONE
AA.VV., Leonardo Sciascia e il canone: sei domande

L’editoriale presenta le risposte di tredici studiosi a un questionario realizzato dalla Direzione della rivista, tra fine 2015 e inizio 2016, sulla collocazione di Leonardo Sciascia nel canone letterario italiano novecentesco. Le risposte raccolte si articolano intorno a sei concetti chiave: ‘classico’ (è possibile considerare Leonardo Sciascia un autore ‘classico’ del secondo Novecento italiano? Grazie a quali opere?); ‘scrittura’ (quale genere letterario potrebbe definire la scrittura di Sciascia?); ‘scuola’ (come potrebbe essere spiegata l’assenza di Leonardo Sciascia da molte antologie per le scuole?); ‘eredi’ (Sciascia è uno scrittore “senza eredi”?); ‘dimensione’ (Sciascia è uno scrittore regionale, nazionale o cosmopolita?); ‘assimilare/rifiutare’ (quale elemento o tema dell’opera di Sciascia il rispondente ritiene di aver fatto proprio o di aver rifiutato?). Il contributo è preceduto da un corsivo della Direzione editoriale che, introducendo il dibattito a più voci, riporta la valutazione di Leonardo Sciascia su “dove va la letteratura italiana”, accompagnato dalla riproduzione del biglietto autografo da cui è tratta la citazione che dà il titolo all’editoriale. 
Pag. XIII-XXXVII

MARCO BELPOLITI, Mistero Sciascia?

L’approfondimento proposto analizza le risposte al questionario (pubblicato in apertura del presente numero della rivista) in merito alla collocazione di Leonardo Sciascia nel canone letterario novecentesco. Partendo da una problematizzazione del concetto di “classico”, l’autore rileva nelle risposte dei critici intervenuti una serie di posizioni rispetto all’opera sciasciana: letteratura civile e ricerca formale; narrazione e saggio; attualità e canonizzazione; giudicando, infine, i risultati dell’indagine come maggiormente esemplificativi dei vari punti di vista della attuale generazione di studiosi interpellati che risolutivi rispetto alle domande rivolte. 
Pag. XXXIX-XLII



IL DONO / THE GIFT
MARIO DELL’ARCO, Il mio amico Leonardo (con postilla di Domenico Scarpa)

Viene presentato in questa sede un ritratto di Leonardo Sciascia firmato da Mario dell’Arco per la terza pagina del numero del 31 marzo 1953 della «Sicilia del Popolo», di recente ritrovato in una indagine d’archivio da parte di Domenico Scarpa. Dello scrittore viene descritto in particolare l’annuale viaggio a Roma, ma anche la vita nella natia Racalmuto, l’impegno critico con la rivista nissena «Galleria», le prime pubblicazioni, oltre allo scambio di lettere e le reciproche letture. Il testo è seguito da una postilla dello stesso Scarpa, che sottolinea il valore della testimonianza sullo scrittore tre anni prima della pubblicazione delle “Le parrocchie di Regalpetra”, ripercorrendo al contempo i primi incontri tra Sciascia e dell’Arco, i soggiorni del siciliano nella capitale e tracciando infine un parallelo tra la passione per Caravaggio, ricordata nel testo di dell’Arco, e la parabola letteraria di Sciascia. 
Pag. 3-8



RASSEGNA / REVIEW ESSAYS. LEONARDO SCIASCIA COLLOQUIA, VI. «E POSSIBILMENTE ANCHE DOPO». 1938, 1975, 2015, “LA SCOMPARSA DI MAJORANA”: RIFLESSIONI E INQUIETUDINI (A CURA DI ALBERTINA FONTANA)
ALBERTINA FONTANA,’Leggere Majorana nel segno di Pirandello’

L’intervento illustra le tematiche che hanno strutturato la riflessione su “La scomparsa di Majorana” durante il VI Leonardo Sciascia Colloquium (Palermo, 20-21 novembre 2015): il testo letterario, la riflessione etica e, soprattutto, il confronto/scontro tra cultura umanistica e cultura scientifica. Un approfondimento della corrispondenza tra Sciascia e Lea Ritter Santini (autrice di un commento alla traduzione tedesca di Majorana, poi uscito anche in italiano con la seconda edizione Einaudi), in particolare, rivelerebbe un’affinità tra alcune affermazioni del fisico tedesco Werner Heisenberg e il corrispondente personaggio sciasciano quale ‘scienziato filosofo’, oltre a un dialogo tra la commentatrice Ritter Santini e la scienziata Ida Noddack sulla scelta di alcuni tempi verbali, nella direzione di una ‘problematizzazione’ (o, pirandellianamente, ‘relativizzazione’) del caso Majorana. 
Pag. 13-22

BRUNO PISCHEDDA,’Strano’, ‘Stranio’, ‘Estraneo’. Ettore Majorana come personaggio di romanzo

Nella costruzione del personaggio Ettore Majorana, Leonardo Sciascia affianca l’approfondimento documentario all’interpretazione in chiave letteraria della vita del fisico, combinando impegno civico ed elaborazione estetica. Questo binomio metodologico si riflette nel confronto tra tradizione umanistica e cultura scientifica, che il personaggio plasmato da Sciascia incarna: introverso, di ferrea determinazione e “preveggenza altruistica” (eccezion fatta che per i colleghi accademici), egli appare, soprattutto, isolato («strano», «stranio», «estraneo») dagli ambienti scientifici come dal contesto politico contemporaneo, arrivando infine a rappresentare la direzione “etica” e problematica che la riflessione umanistica spontaneamente offre allo sviluppo tecnologico. 
Pag. 23-38

PAOLO GIOVANNETTI, Raccontare senza fatti. I non-eventi di un romanzo che non c’è

Dopo aver classificato “La scomparsa di Majorana” come ‘racconto’, nel senso del francese ‘récit’, l’autore del contributo analizza la posizione di “parresiasta” assunta da Leonardo Sciascia, il quale, in quest’opera, prende le mosse da un evento reale per dimostrarne la “verosimiglianza” attraverso il trattamento letterario. Ma, se nel caso de “La scomparsa di Majorana”, le fonti storiche non si sono rivelate così salde, cosa spiega dunque l’interesse ancora attuale per l’opera? Forse, si argomenta, l’elemento ricorrente della “non-azione” che Sciascia introduce nel testo, che viene così avvicinato al genere del ‘Physikerdrama’; mentre la finale rinuncia di Majorana alla ricerca scientifica non è altro che la rappresentazione delle capacità gnoseologiche dell’opera letteraria. 
Pag. 39-50

FRANCESCO CASSATA, “La scomparsa di Majorana” e il dibattito sulle ‘due culture’ in Italia

L’autore colloca la pubblicazione e la prima ricezione de “La scomparsa di Majorana” all’interno del confronto tra tradizione umanistica e scienze sperimentali che, tra gli anni sessanta e settanta, si svolge sulle pagine di quotidiani e periodici italiani. Il contributo presenta, in particolare, le reazioni all’uscita della traduzione italiana del saggio “Le due culture” di Charles P. Snow (1964) e l’auspicato dialogo tra le “due culture”; e la polemica sulla “non neutralità” della scienza, in particolare rispetto al testo “L’ape e l’architetto” di Marcello Cini (1976). Riferendosi, infine, in maniera più specifica alle recensioni al testo sciasciano, ne vengono identificate tre letture ricorrenti: parabola, proposta rivoluzionaria, allontanamento dall’elemento politico. 
Pag. 51-66

ROSARIO NUNZIO MANTEGNA, Ettore Majorana, i fisici e le due culture

Prendendo le mosse dal dibattito suscitato anche in Italia da “Le due culture” di Charles P. Snow, l’articolo analizza alcuni temi de “La scomparsa di Majorana” di Leonardo Sciascia, dal comportamento dei fisici rispetto alle implicazioni delle proprie scoperte durante gli anni Trenta e Quaranta al personaggio di Heisenberg come scienziato-filosofo. Due in particolare sono gli aspetti sottolineati nel contributo: riguardo al rapporto tra il soggetto storico Ettore Majorana e la sua controfigura letteraria, Sciascia postula correttamente l’“anormalità” della pratica scientifica del fisico siciliano, auto-isolatosi da resto della comunità scientifica, con cui non condivide argomenti di ricerca e risultati, pubblicandone gli esiti solo una volta ritenuti completi; lo scrittore di Racalmuto si dimostra invece impreciso – alla luce dei documenti oggi disponibili – in merito al comportamento degli scienziati coinvolti nel Progetto Manhattan, molti dei quali, nel secondo dopoguerra, si sarebbero impegnati per stabilire più efficaci relazioni di dialogo internazionale. 
Pag. 67-76

GIUSEPPE MACINO, Tra rose e fiori: riflessioni di un biologo attorno a “La scomparsa di Majorana”

Spostando il fuoco dell’attenzione dal campo della fisica a quello delle scienze della vita, l’autore del contributo, uno scienziato attivo nella biologia molecolare, riflette sulle implicazioni delle posizioni di Leonardo Sciascia sulla scienza in opere come “Il cavaliere e la morte” e, in particolare, “La scomparsa di Majorana”: il giudizio recisamente negativo espresso dallo scrittore non sembra rendere giustizia alla consapevolezza dei ricercatori sul proprio lavoro e sulle ricadute di questo sul piano etico e sociale; ai benefici che la sperimentazione scientifica ha saputo offrire alla vita umana; alle riflessioni con cui ancora si cerca di mediare tra la necessità della ricerca e i limiti inalienabili della condizione umana. 
Pag. 77-84

JEAN-MARC LÉVY-LEBLOND, Sciascia e il rifiuto della scienza

Prendendo le mosse da una citazione di Albert Camus da parte di Leonardo Sciascia, lo scrittore siciliano, sostiene l’autore del contributo, estremizza il giudizio del collega francese sulle responsabilità della scienza riguardo alla condizione dell’uomo contemporaneo. Il “terrore” nei riguardi della scienza si riflette ne “La scomparsa di Majorana”, nonostante l’impossibilità (oggi riconosciuta, a giudizio dell’autore) per un fisico come Ettore Majorana di prevedere l’utilizzo bellico delle scoperte sull’atomo. Le ragioni della scomparsa del fisico catanese, si ipotizza nell’articolo, sono allora più probabilmente riconducibili a motivi strettamente personali, legati ad uno studio totalizzante della fisica teorica sfociato nella nevrosi; mentre, per quanto riguarda i limiti della sperimentazione scientifica, l’autore auspica un più ampio dibattito democratico che ne orienti pratiche e temi. 
Pag. 85-94

SYLVIE COYAUD,’De mon mieux’. Sintesi della discussione e commenti

Il saggio sintetizza alcuni temi emersi dal dibattito tra relatori e pubblico in coda agli interventi del VI Leonardo Sciascia Colloquium, dedicato nel novembre 2015 a “La scomparsa di Majorana”: dalle posizioni critiche riguardanti la prospettiva storica di Sciascia, alle affinità tra Primo Levi e Italo Calvino sulle “due culture”, fino alle lacune in campo scientifico dell’offerta formativa della scuola italiana. L’autrice inoltre, avanza alcune riflessioni in merito al giudizio di Sciascia sugli scienziati, riconosciuti qui non come depositari di verità assolute ma come espressione delle infinite domande che spronano l’attività di ricerca. 
Pag. 95-100

ERASMO RECAMI, Il mio Sciascia, il mio Majorana

L’autore ricorda alcuni eventi significativi per contestualizzare “La scomparsa di Majorana” all’interno della produzione di Leonardo Sciascia, a partire dal colloquio che questi ebbe in Svizzera con il fisico Emilio Segrè. Majorana, allontanandosi probabilmente dalla realtà storica, arriva a rappresentare per lo scrittore l’uomo di scienza che rinuncia alla ricerca piuttosto che acconsentire ad un uso disumano delle proprie scoperte. Rispetto alla formazione delle nuove generazioni, inoltre, Sciascia sottolinea l’importanza di “perder tempo” in una formazione culturale a tutto tondo, che prepari ad una reale autonomia intellettuale. Il contributo è accompagnato dalla riproduzione di una pagina manoscritta di Ettore Majorana della “Lezione inaugurale” tenuta nel 1938 all’Università di Napoli. 
Pag. 101-106

LUIGI CAVALLO, Il caso Majorana. La qualità del dubbio come ordigno letterario

Leonardo Sciascia, alla fine de “La scomparsa di Majorana”, ricorda l’autore del contributo, cerca conferme sul volontario ritiro del fisico catanese recandosi presso il convento certosino di Serra San Bruno (Calabria). I termini e le suggestioni che, all’interno del testo, richiamano il campo semantico della follia e della surrealtà si riaffacciano, e addirittura trovano per la prima volta conferma, nel raffronto tra alcuni luoghi fisici della Certosa e il richiamo specifico fatto da Sciascia alla fine del suo libro all’opera di Monsù Desiderio (pittore attivo tra XVI e XVII secolo), così come nell’opera dell’artista novecentesco Fabrizio Clerici, scelto da Sciascia per illustrare con un suo quadro l’immagine di copertina della prima edizione einaudiana de “La scomparsa”. 
Pag. 107-112



LETTURE /READINGS
VALERIO VOLPINI, “Le parrocchie di Regalpetra”. Giovani scrittori. Leonardo Sciascia (con postilla di Tiziana Mattioli)

Vengono qui ripubblicati due articoli di Valerio Volpini, il primo scritto all’indomani della pubblicazione de “Le parrocchie di Regalpetra” (Laterza, 1956) per il mensile «Leggere» (15 aprile 1956), il secondo, che tratta in modo più ampio della produzione letteraria di Leonardo Sciascia fino a quel momento, apparso in «L’Italia che scrive» dell’ottobre 1960. Nella postilla che segue, Tiziana Mattioli colloca le recensioni di Volpini, come anche lo scambio epistolare tra i due scrittori, nel segno della ‘pietas’, un contesto che tuttavia permette a Volpini di compiere un’analisi lucida e attenta delle caratteristiche e dei temi delle prime opere di Sciascia. 
Pag. 117-126

HERMANN GROSSER, Narrare la storia. Un modello manzoniano per Sciascia

Prendendo le mosse da una suggestione del critico Claude Ambroise, l’autore del contributo intende illustrare l’importanza di Alessandro Manzoni, e in particolare de “I promessi sposi” e della “Storia della colonna infame”, per la formazione culturale e la scrittura di Leonardo Sciascia. I temi che accomunano i due scrittori vengono identificati, facendo in special modo riferimento a “La strega e il capitano”, nella ricerca di una giustizia sostenuta dalla ragione (in senso illuminista) e dall’interesse per la microstoria, le storie settoriali e la critica alla storiografia ufficiale, attuata attraverso una comune rigorosa analisi documentaria. 
Pag. 127-138



STUDI E RICERCHE / STUDIES AND RESEARCH (a cura di Ricciarda Ricorda)
DOMENICO SCARPA, ‘Dubbi e indovinelli’. Sul carteggio tra Leonardo Sciascia e Mario dell’Arco

Il contributo presenta alcune riflessioni sul carteggio tra Leonardo Sciascia e il poeta Mario dell’Arco, pubblicato nel 2015 a cura di Franco Onorati. La corrispondenza ha inizio nel 1949, in un momento in cui entrambi gli interlocutori scrivono su testate di area cattolica; e viene in questa sede riletta e commentata nel suo svolgersi, con interruzioni più o meno lunghe, fino al 1974. Particolare attenzione è data alla ricostruzione di alcuni avvenimenti risalenti agli anni Cinquanta – come la preparazione de “Il fiore della poesia romanesca” (1952) e la direzione della rivista «Galleria» da parte di Leonardo Sciascia –, sottolineando al contempo la centralità di letteratura e politica nella formazione culturale di entrambi. 
Pag. 141-152

MASSIMO RAFFAELI, Sciascia e il suo amico cattolico

Il contributo dell’autore accompagna il carteggio tra Leonardo Sciascia e Valerio Volpini, pubblicato nello stesso numero della rivista per le cure di Tiziana Mattioli. Dello scambio epistolare, iniziato nel 1952 e terminato, più di trent’anni dopo, nel 1984, vengono specialmente sottolineate le diverse posizioni politico-ideologiche assunte dagli interlocutori dalla metà degli anni Cinquanta, posizioni che non impediscono, tuttavia, un “incontro” tra i due amici sull’interpretazione dei tragici avvenimenti del rapimento Moro, secondo le letture proposte, rispettivamente, da Volpini in un corsivo dell’«Osservatore Romano» e da Sciascia ne “L’affaire Moro”. 
Pag. 153-158

PIERGIORGIO GRASSI, La religione di Bernanos nelle pagine di “Galleria”. Tra Sciascia e Volpini

A partire dal carteggio tra Leonardo Sciascia e Valerio Volpini, pubblicato nello stesso numero della rivista per le cure di Tiziana Mattioli, l’articolo illustra la preparazione del numero di «Galleria» (diretta da Sciascia) dedicato a Georges Bernanos e curato da Volpini nel 1958: dall’interesse di Sciascia per lo scrittore francese, alla scelta dai testi da inserire nel fascicolo monografico della rivista – tra gli autori dei quali compaiono Carlo Bo, Albert Béguin e don Primo Mazzolari – fino alla lettura di Bernanos che il compilatore propone nella propria introduzione alla raccolta di scritti. Il testo è accompagnato, tra le altre immagini, dalla riproduzione delle copertine del numero monografico di «Galleria», della plaquette “Le querce e le streghe” di Valerio Volpini (Caltanissetta-Roma, Edizioni Salvatore Sciascia, 1956, collana “I quaderni di «Galleria»”), e da due lettere manoscritte di don Primo Mazzolari a Volpini. 
Pag. 159-168

ALESSANDRO LA MONICA, Gandhi in Sicilia, ovvero il dialogo incerto tra Sciascia e Dolci alla luce delle carte d’archivio

Il contributo propone una serie di riflessioni a partire dal carteggio tra Leonardo Sciascia e Danilo Dolci, e in particolare da una lettera dello scrittore del 1966, oggi conservata presso l’Howard Gotlieb Archival Research Center dell’Università di Boston. Emergono le ragioni che allontanano Sciascia dalle soluzioni proposte da Dolci per la Sicilia su temi (in senso lato) politici e sociali, unitamente, tuttavia, a un senso di ammirazione provato dallo scrittore di Racalmuto nei confronti di Dolci; viene inoltre ricostruita la progettazione di un documentario cinematografico sulle condizioni della Sicilia (“Con il cuore fermo, Sicilia”) che – seppure non realizzato nella forma originariamente prevista – vide la collaborazione di Danilo Dolci e i testi di Leonardo Sciascia. 
Pag. 169-182

ANGELO MARCO DE IORIO, L’immagine e oltre. Sciascia e Camus, un confronto

Il contributo illustra alcuni temi e caratteristiche comuni dell’opera letteraria di Leonardo Sciascia e Albert Camus: a partire dalla letteratura come strumento di difesa del pensiero critico fino all’interesse condiviso per le arti figurative e al potere gnoseologico attribuito al senso della vista. Riguardo questo secondo aspetto in particolare, l’autore sostiene che la condivisa passione per arte pittorica e fotografica rappresenti uno strumento di passaggio dal piano del reale a quello metafisico, in una tensione in certo senso spirituale che si risolve per entrambi in riflessione etica. 
Pag. 183-192



PERSI E RITROVATI / LOST AND FOUND
LEONARDO SCIASCIA, Presentazione “Codice della vita italiana” di Giuseppe Prezzolini (con postilla di Euclide Lo Giudice)

È qui ripubblicata l’introduzione di Leonardo Sciascia al “Codice della vita italiana” di Giuseppe Prezzolini, scritta per la strenna dell’editore Giuffrè che nel 1982 propose il testo di Prezzolini introdotto da Sciascia accanto ad alcune pagine di Piero Calamandrei presentate da Paolo Ungari. A partire dalla categorizzazione di Prezzolini degli italiani come “furbi” o “fessi”, Sciascia si interroga sulla ragione – identificata poi nell’“insicurezza” – che spinge gli italiani, come gli spagnoli, a cercare costantemente caratteristiche che descrivano il proprio carattere nazionale. La postilla di Euclide Lo Giudice accompagna il testo di Sciascia illustrandone infine genesi e finalità. 
Pag. 195-202

TIZIANA MATTIOLI, ‘Il fatto è che siamo cristiani’. Sciascia e Volpini: un carteggio morale

Il saggio dell’autrice introduce il carteggio tra Leonardo Sciascia e Valerio Volpini, pubblicato nello stesso fascicolo della rivista. Le settantuno lettere scambiate tra il 1952 e il 1984 offrono spunti originali sul lavoro di entrambi gli intellettuali, tra progetti, giudizi critici e interesse per l’arte del bulino, ma soprattutto – sostiene l’autrice del contributo – possono riassumersi col termine latino della “pietas”, nel segno di una comune formazione e prospettiva umanistica. Altro tema che percorre l’intero carteggio è, infine, la riscoperta e valorizzazione del dialetto (romanesco e siciliano). Il testo è accompagnato dalla riproduzione di due delle settantuno lettere, oltre che del frontespizio di “Racconti siciliani” e della dedica contenuta nel volume che Sciascia curò per la Scuola del Libro di Urbino. 
Pag. 203-252

RAOUL BRUNI, Sciascia e Cecchi. Considerazioni sugli influssi e il carteggio inedito

Il contributo, rielaborazione dell’intervento tenuto dall’autore al convegno degli Amici di Sciascia del 20 giugno 2013 (“Fiorentino inconsapevole. Leonardo Sciascia e la Toscana”), introduce il breve carteggio svoltosi tra Leonardo Sciascia e Emilio Cecchi nel biennio 1950-1951; pubblicato nello stesso numero della rivista, esso è conservato in parte presso il Fondo Cecchi (Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti, Gabinetto Vieusseux, Firenze) e in parte presso la Fondazione Leonardo Sciascia (Racalmuto). L’influenza di Emilio Cecchi si configura come presenza costante nel percorso intellettuale di Leonardo di Sciascia: se il suo ruolo di mediatore della letteratura inglese e americana contemporanea in Italia è ricordato da Sciascia nel saggio “Appunti per un omaggio a Cecchi” e, più tardi, influisce sulle scelte editoriali delle collane di narrativa da lui stesso curate, la prosa d’arte del fiorentino si riflette invece nella scrittura di “Favole della dittatura” e, più in generale, sulla prima produzione di Sciascia. 
Pag. 253-268

RICCARDO DONATI, La parte dello Spirito Santo. Sciascia vincitore del ‘Premio Letterario Prato’

Attraverso la documentazione relativa al Premio Letterario Prato del 1960, conservata presso l’Archivio del Comune della stessa città e ritrovata da Francesco Izzo, viene ricostruita dall’autore la vittoria del concorso da parte di Leonardo Sciascia con il racconto “L’antimonio”. Le lettere e, in particolare, i giudizi di lettura ritrovati restituiscono le ragioni che portarono i commissari della giuria alla premiazione del racconto dello scrittore apparso nell’edizione del 1960 de “Gli zii di Sicilia” per “I coralli” einaudiani: la qualità artistica della prosa, il legame con la regione d’origine e il contenuto civile. Il premio fu, in realtà, assegnato ex aequo al citato racconto sciasciano (per la novellistica), a “Primavera di bellezza” di Beppe Fenoglio (per il romanzo) e a “Giorni che sembrano anni” di Leone Sbrana (per la diaristica). Il contributo è accompagnato dalla riproduzione di due schede di lettura inedite e di un articolo («L’Ora», 10 settembre 1960), oltre che da un inedito apparato fotografico relativo alla cerimonia di premiazione. 
Pag. 269-280

ENRICO GATTA, La buona tavola dei destini incrociati. Leonardo Sciascia a Firenze per il ‘Premio Amici del Latini’

Il Premio Amici del Latini, assegnato periodicamente a un autore in ragione della sua carriera e la cui vincita è costituita semplicemente da un prosciutto e una targa, venne assegnato nel 1988 a Leonardo Sciascia. L’autore del contributo, che fu presente alla premiazione dello scrittore e lo intervistò per il quotidiano fiorentino «La Nazione», ricorda la serata informale trascorsa tra amici a Firenze, presso la locale trattoria del Latini (promotrice storica della manifestazione), tracciando anche il profilo dei discorsi, delle riflessioni dei partecipanti e delle collaterali iniziative svoltesi durante il soggiorno fiorentino di Sciascia, tra libri e incisioni. Il testo è accompagnato da alcune fotografie inedite recuperate da Francesco Izzo e Carlo Fiaschi (che ritraggono Sciascia, tra gli altri, con Mario Luzi e Geno Pampaloni) e dalla riproduzione della copertina della brochure relativa all’edizione del premio. 
Pag. 281-290



ICONOGRAFIA / ICONOGRAPHY (a cura di Lavinia Spalanca)
FRANCESCO M. CATALUCCIO, Sciascia interprete della sicilianità di Antonello da Messina

Il contributo – basato sulla originaria conversazione su “Sciascia e Antonello da Messina” tenutasi al Museo Poldi Pezzoli di Milano il 12 marzo 2015 – illustra la lettura sciasciana della pittura di Antonello da Messina a partire da “L’ordine delle somiglianze”, il saggio firmato dallo scrittore a introdurre il volume dedicato ad Antonello nella collana Rizzoli dei “Classici dell’arte” (1967). Affidandosi alle “Vite” del Vasari per ciò che concerne la ricostruzione biografica di Antonello, Sciascia riconduce l’attività ritrattistica del pittore ad un’indagine sul carattere dei siciliani, in cui il contesto ove l’artista si trova ad operare sembra emergere da soggetti, ambienti e sguardi fermati in una sorta di documento antropologico di (auto)riflessione. 
Pag. 293-298

LUIGI CAVALLO, Leonardo Sciascia e Antonello da Messina. L’insidia delle somiglianz

Il saggio, approfondendo le riflessioni presentate durante la conversazione su “Sciascia e Antonello da Messina” (Museo Poldi Pezzoli, Milano, 12 marzo 2015), riconosce come senza fondamento la maggior parte delle notizie biografiche fornite da Vasari su Antonello da Messina e insiste sulla argomentazione che Sciascia – nel suo saggio “L’ordine delle somiglianze” (1967) – deriva da Antonio Castelli: la “nozione del colore” e l’“ordine delle somiglianze” sono strettamente connessi alla terra natale di ogni individuo. In questo senso, i ritratti di Antonello da Messina “somigliano”, e assumono quasi il valore di riflessi di tutte le possibili definizioni del carattere siciliano. 
Pag. 299-310

LAVINIA SPALANCA, Sciascia alla ‘Tavolozza’. Conversazione con Vivi Caruso

Il contributo riporta l’intervista a Vivi Caruso raccolta dall’autrice il 15 maggio 2015: in questa conversazione, la fondatrice della galleria «La Tavolozza», aperta a Palermo nel 1964, ricorda l’amicizia e la frequentazione con Leonardo Sciascia, il suo approccio “letterario” all’arte e la sua passione di collezionista, oltre agli eventi e agli incontri svoltisi nella cornice di uno spazio espositivo che è stato anche luogo di dialogo e riflessione artistica. Tra le immagini a corredo del contributo va segnalata una fotografia inedita, proveniente dall’archivio privato di Vivi Caruso, che ritrae Leonardo Sciascia presso la galleria, insieme a Giorgio De Chirico e Renato Guttuso. 
Pag. 311-320



BIBLIOTECA DIGITALE SCIASCIA/SCIASCIA DIGITAL LIBRARY (BiDiS)
SALVATRICE GRACI, Repertorio dei corrispondenti di Leonardo Sciascia nella Biblioteca della Fondazione Sciascia: Lettera D, aggiornamento 2016

A integrazione dell’elenco A-C contenuto nel fascicolo V di “Todomodo”, viene pubblicato in questa sede l’elenco dei corrispondenti del carteggio conservato presso l’Archivio della Fondazione Leonardo Sciascia di Racalamuto, registrati sotto la lettera D, con indicazione di lingua, consistenza documentaria e arco temporale. I nuovi nominativi sono 331 e, insieme ai 1143 relativi alle lettere A,B,C, portano a un totale di 1474 nomi di corrispondenti. Le unità (lettere, cartoline, biglietti) associate alla lettera D sono complessivamente 904, che con le 3560 unità inventariate nel 2015 fanno registrare 4464 documenti relativi ai corrispondenti di Sciascia per le lettere dalla A alla D. Il repertorio è preceduto anche in questo aggiornamento da una precisa nota metodologica che fornisce indicazioni sulle caratteristiche del fondo, dati statistici e previsioni sulle tempistiche del lavoro di riordino. 
Pag. 323-338



RECENSIONI / BOOK REVIEWS
Leonardo Sciascia, Fine del carabiniere a cavallo, a cura di Paolo Squillacioti (Giovanna Lombardo)

Pag. 341

Ricciarda Ricorda (a cura di), Leonardo Sciascia e la Jugoslavia, «Racconto ai miei amici di Caltanissetta della Jugoslavia e di voi: con entusiasmo, con affetto» (Paolo Squillacioti) (Tiziana Migliore)

Pag. 344

Roberto Roversi-Leonardo Sciascia, Dalla Noce alla Palmaverde. Lettere di utopisti 1953-1972, a cura di Antonio Motta (Fabio Moliterni)

Pag. 355

Antonio Di Grado, Un cruciverba italo-franco-belga. Sciascia-Bernanos- Simenon (Elvio Guagnini)

Pag. 358

Rossana Cavaliere, Leonardo Sciascia e le immagini della scrittura. Il poliziesco di mafia dalla letteratura al cinema (Gabriele Rigola)

Pag. 361

Luciano Curreri, Solo sei parole per Sciascia. Zolfara, popolo, morale, corpo, leggerezza, saggio (Andrea Verri)

Pag. 364



PUBBLICAZIONI RICEVUTE E POSTILLATE / PUBLICATIONS RECEIVED WITH SHORT COMMENTS (a cura di Elena Past)
Luisa Avellini, La giustizia e gli addetti alla legge fra Albert Camus e Leonardo Sciascia (Alessandro La Monica)

Pag. 371

Antonio Fiscarelli, Danilo Dolci e Leonardo Sciascia. Sguardi critici su violenza e non violenza in Sicilia (Andrea Verri)

Pag. 371

Étienne Klein, Cercando Majorana (Francesco Bonfanti)

Pag. 372

Sebastiano Gesù, Oltre lo sguardo la memoria. Leonardo Sciascia e il Cinedocumentario (Maria Teresa Giaveri)

Pag. 375

Segnalazioni

Pag. 376



GRAN FINALE
Giorgio Forattini

Pag. 381