Vol. IV – 2014

TODOMODO: Abstracts anno 2014 – Vol. IV
(a cura di Anna Lanfranchi)


INDICE / INDEX
CLAUDE AMBROISE, Adieu

In apertura del IV fascicolo di “Todomodo” viene riportato l’intervento che Claude Ambroise, curatore delle “Opere” di Leonardo Sciascia nella loro edizione Bompiani, ha esposto il 25 novembre 2011, in occasione della presentazione del primo numero della rivista presso il Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze. Ambroise, scomparso il 29 giugno 2014, esprimeva in quella sede le proprie impressioni e i propri auspici ed auguri circa l’attività del nuovo periodico. Lo scritto è corredato da una fotografia del critico del novembre 2010. 
Pag. XI-XV  
 



RASSEGNA / REVIEW ESSAYS. LEONARDO SCIASCIA COLLOQUIA, IV. “1912 + 1 / 2012 + 1. PASSEGGIARE NEL TEMPO CON LEONARDO SCIASCIA”, A CURA DI LUCIANO CURRERI
LUCIANO CURRERI, Introduzione

L’autore tratteggia in questa introduzione i principali temi trattati negli interventi al IV Leonardo Sciascia Colloquium (Milano, 22-23 novembre 2013) organizzato dagli “Amici di Leonardo Sciascia” e dedicato all’opera “1912 + 1” (Adelphi, 1986). Curreri individua le diverse linee guida del progetto scientifico del convegno, i cui atti sono raccolti nel quarto fascicolo della rivista: dalla ricostruzione della storia compositiva ed editoriale dell’opera e dall’analisi della forma letteraria del testo, alla riflessione su temi come giustizia, bibliofilia e iconografia femminile, fino alla rilettura del testo operata nella scuola, da un lato, e tramite il mezzo cinematografico, dall’altro. 
Pag. 5-7  
 

GIORGIO PINOTTI, Sciascia adelphiano

L’articolo ripercorre alcune tappe del percorso editoriale di Leonardo Sciascia presso Adelphi, a partire da “1912 + 1” (1986), primo libro dello scrittore siciliano pubblicato dalla casa editrice di Roberto Calasso, fino alla sua ultima opera, “Una storia semplice” (1989). Attraverso inediti materiali d’archivio, vengono indagate le ragioni della scelta di Sciascia di diventare un autore ‘adelphiano’, con il passaggio progressivo di tutto il suo catalogo alla casa editrice milanese: “affinità elettive” con i suoi autori, con il progetto editoriale, e con i lettori che di quel progetto sono i destinatari. 
Pag. 9-19  
 

GABRIELE FICHERA, La strega, la contessa, il ragno. Sciascia e i differenziali della storia

Il saggio analizza il rapporto tra storia e invenzione nell’opera di Leonardo Sciascia, attraverso il confronto tra “1912 + 1” e altri suoi testi, quali “La scomparsa di Majorana”, “L’Affaire Moro” e “La strega e il capitano”, sottolineando anche affinità e differenze tra la poetica sciasciana e quella di altri autori, primo tra tutti il Manzoni della “Storia della colonna infame”, ma anche Musil, Tolstoj, Diderot, Savinio. La commistione di fatti storici ed elaborazione letteraria in Sciascia viene riportata alla formula tolstojana dei “differenziali della storia”, piccoli e apparentemente casuali frammenti di realtà, che instaurano tuttavia corrispondenze tra singoli eventi e storia universale, necessità e possibilità poetica. 
Pag. 21-28  
 

PAOLO SQUILLACIOTI, Scrivere facile. Storia redazionale di “1912 + 1”

Il contributo ricostruisce filologicamente il percorso redazionale di “1912 + 1”, attraverso materiale appartenente all’archivio della casa editrice Adelphi; in particolare, dal confronto tra il dattiloscritto che trasmette la prima stesura, le varianti apportate direttamente su di esso, e il testo della prima edizione Adelphi del 1986, emerge la ‘facilità’ che contraddistingue la scrittura di Leonardo Sciascia nell’elaborazione di “1912 + 1”. L’autore dell’articolo distingue, inoltre, tra dimensione ‘verticale’ (lo svolgersi del processo Tiepolo) e ‘orizzontale’ (dimensione più propriamente ‘divagante’) dell’opera; e a quest’ultima attribuisce le maggiori integrazioni e modifiche di Sciascia dalla prima stesura al testo pubblicato. 
Pag. 29-42  
 

PAOLO GIOVANNETTI, Come chiamarlo? “1912 + 1” e l’arte del ‘racconto’ in Sciascia

Il contributo intende riflettere sul valore del genere del ‘racconto’, termine con cui Leonardo Sciascia definisce “1912 + 1”, così come altre proprie opere, diverse per caratteristiche, temi ed estensione. In particolar modo, l’accezione del vocabolo è ricondotta, dall’autore dell’articolo, al francese ‘récit’, ‘esposizione ordinata di avvenimenti’, di eventi anteriori ed esteriori, tipica dell’oralità e del teatro. 
Pag. 43-52  
 

LUCIANO CURRERI, Non solo d’Annunzio: “1912 + 1” come saggio

L’autore del contributo riflette sull’influenza di Gabriele D’Annunzio in “1912 + 1” di Leonardo Sciascia. In particolare, viene analizzata la ricezione dell’opera dannunziana negli anni dieci, periodo in cui si svolge il processo Tiepolo, e negli anni ottanta, durante i quali scrive invece l’autore siciliano. L’incontro con l’eredità del ‘vate’ fa assumere a questa particolare prosa di Sciascia un andamento saggistico, ‘divagante e centrifugo’, mentre il richiamo a D’Annunzio è sottoposto a un procedimento di costruzione e decostruzione. 
Pag. 53-62  
 

IVAN PUPO, Il tempo lungo delle transazioni. Per una lettura ‘trasversale’ di “1912 + 1”

È lo stesso Leonardo Sciascia, ricorda l’autore di quest’articolo, a consigliare di leggere “1912 + 1” in maniera ‘trasversale’, con attenzione al patto Gentiloni, e riflettendo nel contempo sulle ripercussioni di questo patto sulla vita sociale e politica del Paese nei decenni successivi; una lettura da condurre, comunque, in parallelo alla ricostruzione processuale. Il percorso seguito dallo scrittore in “1912 + 1” non impedisce tuttavia la condanna di alcuni aspetti della società di inizio Novecento; in particolare, anche attraverso confronti con altre opere sciasciane e testi di altri autori, viene delineata l’opinione dello scrittore circa il rapporto tra lo Stato, la politica che ne governa le sorti, e la Chiesa Cattolica, dal patto Gentiloni, attraverso il periodo di governo della DC, fino al ‘compromesso storico’.
Pag. 63-74  
 

ALESSANDRO PROVERA, La premeditazione non è nient’altro che la premeditazione. Il processo Tiepolo tra letteratura e diritto

Il saggio analizza “1912 + 1” da un punto di vista giurisprudenziale, sottolineando l’intuizione di Sciascia di collocare ogni processo all’interno del proprio contesto storico e sociale, distinguendo la ‘vita nel processo’ dalla ‘vita del processo’. Da un lato, viene evidenziata la forte carica di ambiguità del processo: a seconda delle interpretazioni, infatti, l’uccisione dell’attendente Polimanti da parte della contessa Tiepolo può essere interpretata come omicidio premeditato o atto di legittima difesa. Lo stesso concetto di ‘premeditazione’ si presenta di difficile definizione e difficile accertamento in sede processuale. Dall’altro, viene rilevato come il caso Tiepolo costituisca il primo esempio di ‘processo mediatico’, oggetto dell’attenzione dell’opinione pubblica e, insieme, possibilità di superamento di stereotipi e preconcetti. 
Pag. 75-89  
 

CLAUDE AMBROISE, L’assassinio, sempre

Claude Ambroise, in questo articolo, individua la cifra dell’esistenza umana, nell’opera di Leonardo Sciascia, in un ‘essere-per-l’assassinio’. Se la letteratura, come qui si sostiene, vive di singolarità, nell’immaginario letterario ogni uccisione di un uomo da parte di un proprio simile sarà vissuta, immaginata, sempre singolarmente, in prospettiva della propria mortalità, e, per riflesso, del proprio ‘essere-per-l’assassinio’. In particolare, mentre la vittima del delitto è un elemento costante, ‘immaginario’ sarà il movente dell’assassinio, in quanto oggetto di narrazione. 
Pag. 91-95  
 

ANDREA KERBAKER, Sciascia tra bibliofilia ed eros

Leonardo Sciascia e Gabriele D’Annunzio, scrittore più volte evocato in “1912 + 1″, sono uniti dalla comune passione per i libri. L’amore di Sciascia per il bel libro, nell’opera in analisi, emerge tuttavia anche in contesti diversi dal riferimento dannunziano – come la menzione della prima edizione dell'”Ulysses” di Joyce, della prima edizione fiorentina de “L’amante di Lady Chatterley” o del curatore dei carteggi di Giacomo Casanova – all’interno di un percorso in cui la bibliofilia si intreccia progressivamente al tema dell’eros. 
Pag. 97-100  
 

LAURA PAROLA, “1912 + 1”: Della giustizia ingiusta. Un percorso didattico tra legge e politica nelle pagine di alcuni grandi testi letterari

L’intervento illustra le fasi e le finalità di un percorso d’analisi e approfondimento dell’opera di Leonardo Sciascia “1912 + 1” da parte di una classe quarta del liceo classico G. Parini di Milano. Dopo una prima lettura individuale, il testo viene contestualizzato in classe con la guida del docente, per individuarne la tesi e i diversi livelli di informazione veicolati. Vengono poi scelte cinque altre opere sul tema del rapporto tra giustizia e potere (Lisia, “Orazione contro Eratostene”; Cicerone, “Pro Milone”; Shakespeare, “Il mercante di Venezia”; Manzoni, “Storia della colonna infame”; Harper Lee, “Il buio oltre la siepe”), individuando, tramite un lavoro di gruppo, i passaggi di ciascun testo da porre a confronto con gli altri, per realizzare infine una presentazione delle opere sotto forma di lettura scenica. 
Pag. 101-105  

GABRIELE RIGOLA, La rimozione del contesto. Sciascia e “L’uomo che ho ucciso”

Lo studio individua analogie e differenze tra l’opera di Leonardo Sciascia “1912 + 1” e il film per la televisione “L’uomo che ho ucciso” (1995), diretto da Giorgio Ferrara e ‘liberamente tratto’ dal testo. La trasposizione filmica si presenta tuttavia come estrapolata dal contesto storico, politico e culturale che identifica il libro di Sciascia: vengono infatti cambiati nomi dei personaggi e collocazione temporale; e se, da un lato, il ricorso alla tecnica del flashback tenta di restituire i diversi punti di vista dei personaggi coinvolti nel procedimento penale, dall’altro si sceglie di presentare nel finale la ‘verità’, mentre nel testo letterario essa è lasciata volutamente in sospeso. 
Pag. 107-113  
 



LETTURE / READINGS
PIETRO BENZONI, Sullo stile dell’Onorevole Sciascia

Il contributo si pone come obiettivo l’analisi dal punto di vista stilistico degli scritti di Leonardo Sciascia relativi all’attività parlamentare, tra il 1979 e il 1983 (interpellanze e interrogazioni, la “Relazione di minoranza” sul caso Moro, atti parlamentari di cui lo scrittore è cofirmatario, articoli ed editoriali composti in questo periodo). Se il lessico è prevalentemente medio, la sintassi si presenta più ampia e complessa nella “Relazione di minoranza”, più semplice e lineare, invece, nel caso degli scritti destinati a essere esposti in Parlamento. 
Pag. 117-127  
 



STUDI E RICERCHE / STUDIES AND RESEARCH
ANITA ANGELONE, Gian Maria Volonté and performance as adaptation

L’articolo intende indagare le potenzialità interpretative del ruolo dell’attore, analizzando il percorso di Gian Maria Volonté in film tratti da opere di Leonardo Sciascia. Anche la vita personale dell’attore e le sue esperienze al di fuori del palcoscenico, infatti, influenzano la ricezione di diverse produzioni cinematografiche, attribuendo a Volonté un ruolo ‘autoriale’, di ‘creatore di senso’, anche a fronte di dichiarazioni dell’attore stesso riguardo al proprio lavoro preparatorio sulla sceneggiatura e la sua fonte letteraria. 
Pag. 131-146 

ELISABETTA BACCHERETI, Leonardo, Luisa e lo ‘scambio di figurine’

Leonardo Sciascia e Luisa Adorno (‘nom de plume’ di Mila Curradi Stella) sono stati legati dalla comune passione per le acqueforti. Letto il primo romanzo della scrittrice, Sciascia ne propone la riedizione con la casa editrice Sellerio; altri titoli seguiranno poi per la stessa sigla editoriale. Dopo un primo incontro a Roma nel 1982, ogni anno Luisa Adorno invia a Sciascia una acquaforte – i doni sono testimoniati da alcune lettere firmate dallo scrittore –, intessendo così quello che lei stessa descrive come uno ‘scambio di figurine’: regali tra coetanei che condividono una simile esperienza e memoria dell’Italia del periodo fascista e del primo dopoguerra. 
Pag. 147-156  
 

EUCLIDE LO GIUDICE, Sciascia e Prezzolini, ovvero dei ‘cretini’ e dei ‘fessi’

Giuseppe Prezzolini, nel suo “Codice della vita italiana”, identifica all’interno della società italiana le due categorie dei ‘furbi’ (i ladri) e dei ‘fessi’ (gli onesti), classificazione con cui si trova d’accordo Leonardo Sciascia, in una presentazione al testo prezzoliniano scritta nel 1982. Definizioni simili sono utilizzate dallo scrittore siciliano anche in opere proprie: ‘cretino’ è definito il protagonista di “A ciascuno il suo”, come pure don Cecé Melisenda ne “Il quarantotto”, mentre ‘imbecille’ è Candido Munafò di “Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia”. Mentre Prezzolini si dimostra fiducioso rispetto a un possibile miglioramento della società italiana, per Sciascia l’unica strada realmente percorribile dai ‘fessi’ per difendersi dai ‘furbi’ resta quella dell’ironico travestimento dei primi nei secondi, dell’individuo intelligente che si finge ‘cretino’ per prendersi gioco di chi stupido lo è veramente. 
Pag. 157-177  
 

DOMENICO SCARPA, La prova democristiana di Leonardo Sciascia. Una ricerca in corso

L’articolo analizza l’attività giornalistica di Leonardo Sciascia nei primi anni del dopoguerra, con riferimento a periodici collegati alla Democrazia Cristiana. L’autore collabora infatti a “Sicilia del Popolo” dal 1948 e a “La Prova” dal 1950 (sul quale appaiono venti su ventisette testi delle “Favole della dittatura”); inoltre, a “Itinerario della scuola e della vita siciliana” e a “Chiarezza”. Queste collaborazioni rappresentano la fiducia che in quel periodo Sciascia ripone nel partito cattolico, a condizione di una decisa scelta antitotalitaria e di una concreta volontà di compiere le riforme necessarie. 
Pag. 179-203



PERSI E RITROVATI / LOST AND FOUND
GUIDO VITIELLO, Trentacinque anni dopo. Ciò che è vivo e ciò che è morto ne “L’affaire Moro”. Introduzione

L’autore del contributo ricorda come Leonardo Sciascia abbia scritto per il periodico “di guardia!”, quindicinale dei fasci di combattimento di Caltanissetta, attivo tra il 1940 e il 1943. Anche se l’attribuzione degli articoli allo scrittore risulta talvolta complessa, per il sistema non uniforme con il quale essi vengono firmati, è stato individuato un corpus di dodici articoli, che testimonia una prima forma di attività pubblica dell’intellettuale di Racalmuto. L’articolo è seguito da una “Postfazione” di Alberto Casadei. 
Pag. 207-224  
 

Alberto Casadei, Postfazione

Pag. 223



CONTRADDISSE E SI CONTRADDISSE / DISCUSSIONS
GUIDO VITIELLO, Trentacinque anni dopo. Ciò che è vivo e ciò che è morto ne “L’affaire Moro”. Introduzione

L’intervento rappresenta un’introduzione alla trascrizione – pubblicata nel medesimo fascicolo di “Todomodo” – della conversazione tra Bruno Pischedda, Miguel Gotor, Massimo Bordin e lo stesso Vitiello a proposito del testo “L’affaire Moro” di Leonardo Sciascia. 
Pag. 227-229

GUIDO VITIELLO, BRUNO PISCHEDDA, MIGUEL GOTOR, MASSIMO BORDIN, “L’affaire Moro” rivisitato: le verità tra filologia e ideologia. Forum

Il testo è frutto della trascrizione del colloquio tra Bruno Pischedda, Miguel Gotor e Massimo Bordin, moderato da Guido Vitiello e andato in onda su Radio Radicale il 21 ottobre 2013. Il dialogo si sviluppa a partire da una fondamentale domanda iniziale – che cos’è “L’affaire Moro”? – toccando quindi argomenti come la doppia valenza dell’opera (testo scritto a ridosso degli avvenimenti trattati e, contemporaneamente, destinato a restare nel canone letterario italiano del Novecento); il tipo di lettura che Sciascia opera di quegli eventi e delle lettere di Moro; il ruolo dell’intellettuale così come concepito da Sciascia e Pasolini. 
Pag. 231-249



TRADUZIONI / TRANSLATIONS
GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM, Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco

Il contributo riproduce l’intervista di Giovanna Lombardo e Laurence Van Goethem a Mario Fusco, traduttore di Leonardo Sciascia in lingua francese. Il testo, in versione bilingue, italiana e francese, tratta diversi argomenti, tra cui il rapporto personale tra autore e traduttore, la promozione editoriale e culturale di autori e opere italiani e francesi nei rispettivi contesti di appartenenza, gli incontri con intellettuali e artisti italiani e francesi, la ricezione dell’opera di Leonardo Sciascia in Francia. 
Pag. 253-270

ROSA LOMBARDI, Sciascia, la Sicilia e la letteratura italiana nella Cina degli anni Ottanta

L’articolo introduce una intervista inedita dell’italianista cinese Lü Tongliu a Leonardo Sciascia, avvenuta a Roma nel giugno 1981. In questa prefazione viene fatta luce sull’apertura culturale della Cina all’opera letteraria di scrittori italiani, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, con le prime traduzioni in cinese condotte direttamente dalla lingua originale. 
Pag. 271-275

LÜ TONGLIU, La denuncia dei mali dell’epoca per portare alla luce la verità. In ricordo dello scrittore italiano Sciascia

Il testo è la traduzione italiana di una intervista di Lü Tongliu, italianista cinese e traduttore, a Leonardo Sciascia, svoltasi in due giorni consecutivi a Roma nel giugno del 1981 e pubblicata in lingua originale a Pechino nel 1983. Il tramite tra i due intellettuali è la sinologa Anna Bujatti. Inoltre, a margine del colloquio, Lü Tongliu tratta delle opere fino ad allora pubblicate dall’autore italiano, della sua attività politica e letteraria, degli autori più ammirati. Al testo segue una postilla firmata da Lü Jing, figlia di Tongliu (‘Il nostro caro Sciascia’. Postilla all’intervista di mio padre Lü Tongliu). 
Pag. 277-289



ICONOGRAFIA / ICONOGRAPHY
LAVINIA SPALANCA, Anime candide. Il carteggio Sciascia-Bartolini

Il rapporto tra Luigi Bartolini e Leonardo Sciascia viene ripercorso, in questo intervento, alla luce del loro carteggio inedito, relativo agli anni 1952-1955. In particolare, le lettere tra Sciascia e Bartolini offrono lo spunto per approfondire la conoscenza dell’attività letteraria del secondo, che si affianca a quella di incisore. Inoltre, emergono l’impegno sciasciano nell’attività giornalistica ed editoriale, oltre ad aspetti dell’ambiente e dei premi letterari dell’Italia del dopoguerra. 
Pag. 293-304



BIBLIOTECA DIGITALE SCIASCIA ( BiDiS )
ROSA LOMBARDI, Bibliografia delle opere di Sciascia in cinese

Il contributo riporta e ordina per la prima volta la bibliografia delle opere di Leonardo Sciascia pubblicate in lingua cinese dal 1980 in Cina e a Taiwan, sia su periodici che in volume. L’autrice evidenzia la complessità e la difficoltà del produrre una bibliografia completa, aggiungendo alle opere di Sciascia anche la notizia bibliografica di alcuni studi critici firmati da Lü Tongliu. 
Pag. 307-313

DOMENICO SCARPA, La prova democristiana di Leonardo Sciascia. Repertorio bibliografico 1947-1951

L’autore riporta la scoperta di diciannove articoli di Leonardo Sciascia di cui ancora non si era registrata la notizia bibliografica, apparsi tra il 1947 e il 1951 sui periodici: “Chiarezza. Settimanale di vita sociale”, “Itinerario della cultura e della scuola siciliana”, “La Prova”, “Sicilia del Popolo”, “Il Popolo”. Sono inoltre indicati i venti testi delle “Favole della dittatura” apparsi su “La Prova” e due testi già noti (ma, si scopre ora, pubblicati anche su “Il Popolo”, dopo essere apparsi su “Sicilia del Popolo”). 
Pag. 315-321



RECENSIONI / BOOK REVIEWS.
Leonardo Sciascia, Recitazione della controversia liparitana dedicata a A.D. (Ingo Lauggas)

Pag. 325

Javier Serrano Puche, La verdad recobrada en la escritura. Vida y obrade Leonardo Sciascia (Leonarda Trapassi)

Pag. 331

Pubblicazioni ricevute e postillate / Publications received with short comments (a cura di Elena Past)

Pag. 337



L’ESPRIT DE L’ESCALIER
LEONARDO SCIASCIA, Gli atei li hanno inventati i preti

A conclusione del quarto fascicolo di “Todomodo” viene riproposto l’intervento di Leonardo Sciascia durante la prima tavola rotonda del 29° Corso di Studi della Pro civitate christiana (sul tema della speranza), svoltosi ad Assisi nell’agosto del 1971; esso era stato pubblicato in prima battuta sul periodico assisano “Rocca” il 15 settembre 1971. ‘Per me gli atei non esistono’, afferma lo scrittore; ammette di essere ‘un uomo religioso’, ma intendendo una religione che si mantenga nell’ambito individuale, privato. Al contrario, un intervento della Chiesa nell’ambito temporale costituirebbe un segnale di ‘non-speranza’. 
Pag. 349-352



GRAN FINALE