(a cura di Anna Lanfranchi)
INDICE / INDEX
EDITORIALE / EDITORIAL, “VEDERE VEDERSI, CINQUE ANNI DOPO”
Il contributo, in lingua francese, rappresenta la trascrizione di una parte dell’intervento tenuto dall’autore, recentemente scomparso, il 29 gennaio 2013 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi durante la presentazione del II fascicolo (2012) di “Todomodo”. L’autore sottolinea gli elementi di novità della rivista, che la distinguono da altre pubblicazioni sul medesimo argomento: il rigore scientifico, l’approccio filologico al testo, la riflessione su snodi contraddittori del pensiero dello scrittore, fino allo spazio dedicato alle arti visive e agli aspetti para-testuali delle edizioni delle sue opere.
Pag. XV-XVII
L’autore registra un fermento editoriale e di ricerca rispetto all’opera di Leonardo Sciascia, del quale ogni fascicolo di “Todomodo” è un esempio; questo interesse per l’opera dello scrittore, accompagnato da un metodo di lavoro rigoroso e da una seria ricerca d’archivio, fa sì che il pensiero di Sciascia resti vivo e problematico, attuale perché contraddittorio. Scarpa propone quindi la propria lettura, critica e arricchente, di diversi saggi pubblicati nel numero IV di “Todomodo”, chiarendo, inoltre, il riferimento dell’incipit del titolo del presente testo, che allude a un brano di Nero su nero (1979); il consiglio, cioè, di dividere gli anni dello scorso secolo, come i frammenti della vicenda intellettuale di Leonardo Sciascia, per i propri “fattori primi”, prima di tentare di restituirne un’immagine unitaria.
Pag. XIX-XXXV
IL DONO / THE GIFT
L’assenza di Leonardo Sciascia, così come di altri intellettuali della sua generazione, viene percepita ancor più acutamente a causa della mancanza di prosecutori diretti, sul piano culturale e civile, della loro opera. Secondo l’autore, nell’ultimo ‘trentennio’ della storia italiana è infatti mancata una generazione di collegamento tra intellettuali come Sciascia, Calvino e Fortini e i giovani che si avviano oggi a occupare un posto nella società e nella cultura del Paese. L’invito a rileggere i testi sciasciani non può, quindi, essere disgiunto da una riflessione sul passato, sui valori e l’impegno civile di un tempo, e insieme sul presente, che quella capacità di azione sta faticosamente tentando di recuperare.
Pag. 3-5
RASSEGNA / REVIEW ESSAYS. LEONARDO SCIASCIA COLLOQUIA, V «PER SPECULUM IN AENIGMATE». LEONARDO SCIASCIA E I SUOI FILOSOFI, A CURA DI GASPARE POLIZZI
Ad apertura del V “Leonardo Sciascia Colloquium” (21-22 novembre 2014, Napoli), il presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici riconosce nello scrittore siciliano un “ideale compagno” delle finalità intellettuali e civili che l’ente persegue. Una comunanza di ideali che si evidenzia in particolare rispetto alla condivisa volontà di denuncia e opposizione ai mali della società, da combattere con senso critico e fiducia nella cultura.
Pag. 11-12
Il vice presidente dell’Associazione “Amici di Leonardo Sciascia”, introducendo il V “Leonardo Sciascia Colloquium”, suggerisce alcuni spunti sul rapporto tra la filosofia e l’opera dello scrittore, tematica che il convegno si propone di indagare.
Pag. 13-15
“Vi è una filosofia originale di Sciascia?”, si chiede l’autore del contributo. Preso atto dell’interesse dello scrittore per la filosofia di ogni tempo, e dell’emergere – nella sua opera – di citazioni e posizioni dei pensatori a lui più cari, la riflessione per rispondere a questa domanda segue due direzioni; da un lato, si indirizza verso posizioni vicine a “Moralismo, illuminismo, razionalismo”; dall’altro, al rapporto tra “Filosofia e narrazione”, evidenziando in particolare il debito verso intellettuali francesi e spagnoli; e giungendo, infine, a riconoscere come persistente nella scrittura di Leonardo Sciascia, nella particolare “commistione fra l’elemento letterario-narrativo e quello erudito-saggistico” (Paolo Squillacioti), una riflessione a livello filosofico.
Pag. 17-24
L’autore, interrogatosi sulla “compatibilità” di letteratura e filosofia e sulla possibilità per le opere letterarie di veicolare originali messaggi filosofici, giunge a riconoscere entrambe nell’opera di Leonardo Sciascia, dopo averle fatte risalire, dal punto di vista della storia della filosofia, a Gorgia da Lentini. La verità che emerge dalle pagine dello scrittore è da identificare con la giustizia, intesa come limite da non oltrepassare: questa tesi viene sostenuta con alcuni esempi dalle opere di Sciascia (“Il Consiglio d’Egitto”, “Porte aperte”, “I professionisti dell’antimafia”), rintracciando infine in un “giusnaturalismo di taglio post-illuminista” l’originale filosofia sciasciana sulla giustizia.
Pag. 25-34
L’articolo intende sottolineare la presenza, attraverso l’opera di Leonardo Sciascia, di due filosofi in particolare: Voltaire e Diderot, pensatori che, come ricorda l’autore del saggio, proprio nel secondo dopoguerra in cui vive Sciascia sono stati oggetto di nuovo interesse da parte degli studiosi. Voltaire e il suo sistema di pensiero emergono – in maniera più o meno scoperta – in testi come “Il contesto”, “Todo modo” e, naturalmente, “Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia”, di volta in volta a colloquio con temi come il cristianesimo, il comunismo o la psicanalisi; mentre Diderot è il secondo “modello” filosofico persistente, per le posizioni sulla giustizia, l’ironia, la razionalità.
Pag. 35-45
L’autore sottolinea come Sciascia dialoghi con Michel de Montaigne rispetto ai concetti di verità e menzogna, in particolare con riferimenti a “La strega e il capitano” (1986) e agli “Essais”. Alla luce delle posizioni di Montaigne circa credenze sulla stregoneria, pena di morte e – soprattutto – efficacia della tortura nel disvelare la verità (posizioni condivise dall’autore siciliano), termini come verità e menzogna diventano sostantivi ambigui, relativi, interscambiabili, tanto da giustificare il titolo solo apparentemente paradossale del contributo; mentre la ragione umana si dimostra una volta di più influenzabile e inadeguata. Al confine tra questi due fuochi – verità e menzogna – si colloca il concetto di verosimiglianza; una verosimiglianza, tuttavia, del tutto distorta da paure e credenze contestuali e transitorie.
Pag. 47-60
Leonardo Sciascia e Paul Valéry condividono quella che l’autrice dell’articolo definisce una “patria dell’anima”, identificata nella Francia dell’illuminismo. Ma come questa immagine ideale si riflette sulla narrazione dell’autore siciliano? Limitando la scelta a tre sole opere, ne “Il Consiglio d’Egitto”, un richiamo testuale alle “Lettres Persanes” di Montesquieu acquisisce un senso pessimistico e ironico, sottolineato dal contrasto con il significato nel testo originale; in “Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia”, la messa in pratica di una frase di Voltaire (“Il faut cultiver notre jardin”) rappresenta solo un passaggio, non risolutivo, del percorso di Candido; infine, ne “Il cavaliere e la morte” è lo stesso Valéry de “La soirée avec Monsieur Teste” a riemergere, nella malattia e nella disillusione che similmente segnano Monsieur Teste e il Vice.
Pag. 61-70
Tra i pensatori spagnoli che influenzano l’opera di Leonardo Sciascia vengono identificati Miguel de Unamuno, José Ortega y Gasset e Miguel de Cervantes, anche se l’interesse dello scrittore per la cultura spagnola si allarga anche a poeti, storici, pittori. Di Ortega Sciascia ammira la rigorosa ma semplice capacità di analisi; mentre con Unamuno, oltre all’opposizione al regime di Franco, condivide la convinzione di una responsabilità civile della letteratura, nonostante le contraddizioni della realtà contingente. Il “Chisciotte”, infine, libro “eterno” e da leggere “con gioia”, mette in comunicazione, nella riflessione sciasciana, Unamuno e Luigi Pirandello.
Pag. 71-79
L’autore dell’articolo include Leonardo Sciascia nel novero dei “romanzieri filosofi”, in nome della sua riflessione morale sui comportamenti umani degli individui che agiscono nella realtà multiforme. Una riflessione che si può definire “filosofia dell’inquietudine” conduce Sciascia, attraverso le sue opere, all’indagine e alla ricerca di una verità. Da ciò deriva l’interesse per filosofi come Arnobio di Sicca (IV secolo), Agostino, Montaigne e Pascal; e ancora, per Giuseppe Rensi, i filosofi del Settecento francese, Luciano di Samosata e Leopardi; a favore di una ragione critica e tollerante, rispetto a ideologie atemporali e onnicomprensive.
Pag. 81-97
Vengono qui presentati le modalità di attuazione e i primi risultati di un progetto condotto in alcune scuole superiori, volto alla diffusione della conoscenza e della lettura dell’opera di Leonardo Sciascia. In una prima fase (marzo 2013) tre professionisti (uno scrittore, un astrofisico e un magistrato) hanno condiviso con gli studenti la propria esperienza di lettori di Sciascia, all’interno di un ciclo di incontri. In un secondo momento (novembre 2013, novembre 2014) alcune classi hanno sviluppato, sotto la guida degli insegnanti, originali percorsi di approfondimento su testi dello scrittore, presentati poi durante il IV e V “Leonardo Sciascia Colloquium”. La terza fase, infine, prevede la collaborazione a distanza ad un progetto comune, da parte di studenti con differenti provenienze geografiche e sociali.
Pag. 99-101
Il testo ripropone, in forma di saggio, la lettura scenica ideata e presentata dagli studenti della classe III B del Liceo Classico Giuseppe Parini di Milano nel corso del V “Leonardo Sciascia Colloquium” (21-22 novembre 2014, Napoli), a proposito del rapporto tra verità e potere nell’opera di Leonardo Sciascia e di Michel Foucault. In particolare, viene evidenziato il tema della ‘parresìa’, affrontato da Foucault nel suo ultimo corso universitario: si tratta della “volontà di dire il vero”, caratteristica di molti personaggi sciasciani e che costituisce, per entrambi gli intellettuali, un dovere etico.
Pag. 103-111
A cosa si riferisce la citazione “Per speculum in aenigmate”, tratta dalla “Prima lettera ai Corinti” (13, 12) di san Paolo, che apre il titolo del V “Leonardo Sciascia Colloquium”? Per rispondere a questa domanda, l’autore del contributo segue la traccia dell’invito al Convegno, su cui sono rappresentati due interessanti dettagli: da un lato, il diavolo di un dipinto di Rutilio Manetti, “Tentazione di S. Antonio abate” (1620), dall’altro il sant’Antonio della “Visitazione con i santi Nicola e Antonio abate” (1483-1489) di Piero di Cosimo. Entrambi portano un curioso paio di occhiali (lenti, vetri,’specula’) a pince-nez; simbolici strumenti dello svelamento di un enigma, o della consapevolezza dei piani, più o meno chiari o distorti, del reale, nel pensiero e nell’opera di Leonardo Sciascia.
Pag. 113-116
LETTURE / READINGS
Il curatore della nuova edizione delle “Opere” di Leonardo Sciascia, in corso di pubblicazione presso Adelphi, fornisce in questa sede un primo “bilancio” del lavoro compiuto, dopo la pubblicazione del Volume I (“Narrativa-Teatro-Poesia”, 2012) e del Tomo I del Volume II (“Inquisizioni e Memorie”, 2014). Vengono, inoltre, esplicitate le finalità della nuova edizione adelphiana, così come i criteri stabiliti per l’inclusione o esclusione di alcuni testi di carattere saggistico. L’autore spiega, infine, con esempi abbondanti e dettagliati, le linee seguite nel fissare – in diversi casi – una nuova lezione di passaggi testuali, esplicitando il proprio rigoroso metodo di lavoro filologico, nel rispetto, anche nei casi di disomogeneità e peculiarità, delle scelte autoriali.
Pag. 119-132
Il contributo rielabora un discorso tenuto alla presentazione (Gabinetto G.P. Vieusseux, 21 aprile 2015) del Volume II, Tomo I, delle “Opere” di Leonardo Sciascia (Adelphi, Milano 2014). Vengono sottolineate le differenze tra la prima raccolta delle “Opere” Bompiani (1987-1991), curata da Claude Ambroise con il concorso dell’autore, e la successiva di Adelphi, curata da Paolo Squillacioti, che ha dovuto tener conto delle opere che non avevano trovato posto nella prima per ragioni cronologiche. In particolare, la nuova silloge, raggruppando i testi per generi letterari, evidenzia la “funzione civile” della letteratura nell’opera sciasciana e, più specificatamente, nelle “inquisizioni” e nelle “memorie”: una “letteratura per capire” che sta scatenando un cosiddetto “effetto Sciascia” a livello europeo.
Pag. 133-144
STUDI E RICERCHE / STUDIES AND RESEARCH, A CURA DI RICCIARDA RICORDA
L’articolo offre molteplici spunti sul rapporto tra Leonardo Sciascia e la Svizzera (già passato in rassegna nel volume “Troppo poco pazzi. Leonardo Sciascia nella libera e laica Svizzera”, a cura di Renato Martinoni, Olschki, Firenze 2011). Diversi sono i legami e le occasioni di incontro tra lo scrittore siciliano e la Confederazione Elvetica, tra i quali si possono citare la rete di conoscenze e amicizie con intellettuali del luogo, gli interventi a dibattiti e conferenze, le presentazioni dei propri volumi, fino alle interviste per emittenti radiotelevisive svizzere e alla collaborazione con il “Corriere del Ticino”.
Pag. 147-153
Al 1984 risale l’inizio della corrispondenza tra Leonardo Sciascia e lo scrittore francese René Étiemble, in un periodo cruciale per la ricezione della letteratura italiana contemporanea in Francia, e che vede lo scrittore siciliano protagonista sia come autore che come consulente editoriale. Lo scambio epistolare si svolge, infatti, tra reciproci suggerimenti, segnalazioni letterarie e proposte editoriali – come la pubblicazione con Sellerio del volume di Étiemble “Tre donne di razza” (“La memoria”, 1986) –, all’interno di un carteggio nel quale la riflessione sul sistema editoriale italiano e francese e sul ruolo degli intellettuali al suo interno è elemento ricorrente.
Pag. 155-166
L’autore del contributo riflette sull’epigrafe shakespeariana che dà il titolo al romanzo edito da Einaudi nel 1961. Una possibile interpretazione dell’enigmatico titolo del racconto sciasciano, definito qui “giallo di mafia”, si intravede nel personaggio femminile della signora Nicolosi: personaggio di cui Sciascia non rivela il nome proprio, ma che è Rosa nella trasposizione cinematografica di Damiano Damiani. Alla donna, bellissima, viene associato con altro significato il termine “civetta”, provocando a livello delle indagini uno slittamento verso l’ipotesi fuorviante (ma favorevole ai mandanti politici) del delitto passionale: oggetto della cronaca detta, appunto, “rosa”.
Pag. 167-182
La presenza di Flaubert nell’opera di Leonardo Sciascia è connessa al concetto di “stupidità” e, in particolare, all’opera “Bouvard et Pécuchet”; tuttavia, i riferimenti si estendono anche ad altri testi dello scrittore francese, tra cui una lettera a François Parain e “Madame Bovary”. Ad emergere è una riflessione sulla relazione tra complessità e stupidità e, specularmente, tra semplicità e intelligenza (emblematico il caso del berretto di Charles Bovary, somigliante al volto di un “imbecille” perché complicato al limite dell’indescrivibilità). L’autore dell’articolo, in lingua inglese, giunge infine a tre conclusioni: la sensazione di Sciascia della consapevolezza, comune a Flaubert, dell’“universalità” della stupidità; l’opposta modalità descrittiva della stupidità nei due autori; la visione sciasciana di Flaubert come scrittore obbligato a confrontarsi costantemente con la stupidità.
Pag. 183-195
PERSI E RITROVATI / LOST AND FOUND
Vengono pubblicati in questa sede alcuni brani del diario inedito di Sigfrido Bartolini, “Disperata felicità”, datati tra l’ottobre 1987 e il novembre 1989, periodo della conoscenza tra il pittore/scrittore e polemista Bartolini e Leonardo Sciascia. Bartolini riferisce degli incontri e dei colloqui con Sciascia, delle comuni frequentazioni milanesi e, infine, dell’utilizzo – da più parti strumentale – della notizia della morte dello scrittore di Racalmuto.
Pag. 199-204
L’autore ricorda il proprio incontro con Sigfrido Bartolini, nel 1976, le comuni frequentazioni, il parallelo interesse per Ardengo Soffici e il simile legame con la Sicilia, argomento quest’ultimo che li conduce a confrontarsi anche su Leonardo Sciascia. Alla luce delle note stese da Bartolini nel proprio diario dopo aver conosciuto di persona lo scrittore, i due intellettuali appaiono uniti dal “comune amore per la libertà”, nonostante le diverse formazioni e i differenti orientamenti politici.
Pag. 205-212
Vengono qui pubblicate dieci lettere di Leonardo Sciascia tratte dal carteggio, in lingua italiana e francese, intercorso negli anni ottanta tra lo scrittore e René Étiemble; il relativo materiale è oggi conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi, insieme al dattiloscritto della versione originale – finora inedita – in italiano della postfazione di Sciascia all’edizione parziale del “Goliath” di Giuseppe Antonio Borgese pubblicata in Francia nel 1986 dalle Éditions Desjonquères (Parigi), e di cui Étiemble era stato il traduttore, già nel 1945, per un editore canadese. Le missive sono precedute da un saggio che elenca le caratteristiche del carteggio, illustrando nel contempo la genesi della postfazione al volume di Borgese, tradotta in francese da Jeannine Kohn-Étiemble.
Pag. 213-233
Il testo presentato è la prefazione a Giorgio Bocca, “L’uomo L’energia La vita”, libro pubblicato nel 1988 dall’Enel in una collana promozionale fuori commercio. Sciascia prende spunto da un’immagine di Valéry – le dame del Settecento, secolo di Montesquieu, rivolte ad osservare “come fate sulla culla di vetro e di rame” la scoperta dell’elettricità –, per passare poi a più personali memorie sull’arrivo dell’elettricità in Sicilia. Il saggio è seguito da una postilla di Maria Teresa Giaveri.
Pag. 235-242
TRADUZIONI / TRANSLATIONS, A CURA DI GIOVANNA LOMBARDO
Un ruolo fondamentale nell’introduzione dell’opera di Leonardo Sciascia in Germania è stato svolto dalla casa editrice fondata da Klaus Wagenbach e che porta il suo nome. Pur essendo riconoscibile una “affinità” intellettuale e politica tra l’editore tedesco e lo scrittore, essa rischia tuttavia di non essere immediatamente compresa da chi si accosti a queste edizioni dei testi sciasciani: attraverso alcuni esempi l’autrice del saggio dimostra infatti il contrasto tra i significati complessi dei testi di Sciascia e l’immagine stereotipata dell’Italia veicolata dagli elementi peritestuali dei volumi. A livello testuale, infine, le scelte traduttive adottate risultano a volte poco efficaci.
Pag. 245-252
In questo contributo viene analizzato il carteggio inedito tra Leonardo Sciascia ed Elio Petri, conservato nel Fondo Petri presso l’Archivio del Museo Nazionale del Cinema (Torino), per un totale di quattordici lettere datate tra il 1966 e il 1968, più un biglietto non datato. Il primo contatto epistolare tra i due avviene in occasione della preparazione della trasposizione cinematografica di “A ciascuno il suo”; emergono, poi, temi come l’alterità di ogni adattamento cinematografico rispetto al testo letterario di partenza, la rappresentazione dell’intellettuale e la dimensione politica del cinema, senza trascurare informazioni relative a progetti, individuali o condivisi, oltre a eventi tragici dell’attualità, come il terremoto del Belice. L’articolo è corredato dalla riproduzione di due lettere dattiloscritte.
Pag. 253-265
ICONOGRAFIA / ICONOGRAPHY, A CURA DI LAVINIA SPALANCA
Attraverso un’analisi di alcuni passaggi di testi sciasciani, l’autrice del saggio dimostra l’opposta posizione dello scrittore rispetto al cinema e alla televisione, positiva nel primo caso e fortemente negativa nel secondo. Infatti, il cinema ha ricoperto una importante funzione formativa durante l’infanzia di Sciascia e viene citato spesso nelle sue opere, direttamente, come generatore di immaginari per gli stessi personaggi, o indirettamente, influenzando il susseguirsi delle scene o causando sovrapposizioni tra personaggi letterari e attori che li interpretano; la televisione, al contrario, medium per lo più ignorato dallo scrittore, anche nei suoi testi ricorre raramente, e sempre per veicolare false verità.
Pag. 269-278
BIBLIOTECA DIGITALE SCIASCIA / SCIASCIA DIGITAL LIBRARY (BIDIS)
Il repertorio qui pubblicato – introdotto da una nota che ne spiega metodologia, obiettivi e prospettive future – dà conto, per la prima volta in maniera sistematica, del materiale epistolare conservato presso la Biblioteca della Fondazione Leonardo Sciascia di Racalmuto. Si tratta dell’aggiornamento di un precedente contributo pubblicato nel III fascicolo (2013) di “Todomodo”. Il repertorio, che al momento include i corrispondenti il cui cognome inizia per le lettere A, B, C (1134 nominativi, circa 6 mila documenti), è ordinato alfabeticamente per cognome del mittente, con l’indicazione di lingua, consistenza del carteggio ed estremi cronologici.
Pag. 281-315
Il contributo è costituito dalla bibliografia delle opere di Leonardo Sciascia pubblicate in traduzione tedesca in Germania, Austria e Svizzera dal 1964 al 2014. L’ordine scelto è cronologico (rispetto alla data di edizione in lingua tedesca); tutte le traduzioni ed edizioni della stessa opera compongono un’unica voce, che prevede, a propria volta, un ordinamento cronologico interno.
Pag. 317-325
RECENSIONI / BOOK REVIEWS (a cura di Luciano Curreri)
Pag.329
Pag. 332
Pag. 336
Pag. 339
PUBBLICAZIONI RICEVUTE E POSTILLATE / PUBLICATIONS RECEIVED WITH SHORT COMMENTS (a cura di Elena Past)
Pag. 345
Pag. 346
Pag. 347
Pag. 350
Pag. 352
GRAN FINALE
Pag. 355