Introducendo la terza edizione dei Leonardo Sciascia Colloquia, tenutasi a Palermo nel Novembre 2012, Fiaschi presenta il delicato tema del sentimento e della coscienza religiosi in Leonardo Sciascia. Lo scrittore se certamente da un lato riprende aspetti della spiritualità del Settecento, avendo eletto a numi tutelari Voltaire e Diderot, ad esempio con la lotta contro il fanatismo e l’intolleranza, dall’altro non può essere liquidato come illuminista ‘tout court’. Si pensi alla dichiarazione rilasciata a Messori o ad altri interventi che indicano un sentimento della religione molto più complesso. La rassegna si apre con la riproduzione dell’acquaforte su rame di André Beuchat, “Sur le seuil” (2013).
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Il Presidente dell’Associazione Amici di Leonardo Sciascia introduce i lavori del terzo Colloquium con una breve riflessione su tre temi con i quali Sciascia ha lottato tutta la vita: ragione, verità, giustizia. La religiosità si lega allora nelle sue opere al rispetto dell’uomo, della sua dignità, alla difesa dalle ingiustizie o dalla ingiusta giustizia gestita dal potere. Sciascia rifiuta certamente la religione dell’ipocrisia, ma qual è l’intreccio tra religiosità e ragione? È questo uno degli interrogativi al quale in convegno ha voluto rispondere con l’aiuto di eminenti studiosi.
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Sulla base di un intervento presentato nella sessione “Quid est veritas?” al terzo Leonardo Sciascia Colloquium, tenutasi a Palermo nel novembre 2012, questo articolo si concentra sul concetto di percezione della verità nelle opere di Sciascia, tra ‘disincanto cogitante’ e ‘incanto credente’, intrecciandolo con il meccanismo della reversibilità più volte utilizzato dall’autore.
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Una selezione breve degli interventi del dibattito del Colloquium sciasciano 2012 (può essere ascoltato integralmente sul sito di Radio Radicale): una riflessione a più voci sui temi verità, religione, morte nell’intera produzione sciasciana che sfocia in due proposte critiche distinte tra tensione metafisica e profonda laicità dello scrittore. L’arte, la letteratura, ne è il naturale trait d’union.
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Questo saggio è basato su un intervento presentato nella video-registrazione nella sessione Quid est veritas? al terzo Leonardo Sciascia Colloquium, tenutosi a Palermo nel novembre 2012, ed esplora la nozione di verità raggiunta dalla letteratura e dei suoi limiti, tracciando le affinità tra Sciascia e Borges, con la teologia come punto di partenza e la letteratura come punto di arrivo.
Pag. 39-45
Sono trascritti i punti chiave del dibattito successivo all’intervento di Claude Ambroise, “Della Letteratura”, durante il terzo Colloquium sciasciano. Segue la risposte dell’autore.
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Sulla base della Lectio Magistralis nella sessione “Quid est religio?” al terzo Leonardo Sciascia Colloquium (novembre 2012), questo articolo si concentra sui testi di Sciascia che si occupano della ‘religio’: termina che deriva da ‘religare’ e comporta tutti gli elementi che legano, collegano ed uniscono una comunità al proprio avvenire e alle sue divinità. Ossola, a partire da “Feste Religiose in Sicilia”, analizza alcuni dei saggi di Sciascia su Pirandello e arriva alla sua distanza dai “Malavoglia” di Giovanni Verga e alla loro fissità senza redenzione.
Pag. 51-62
Nell’intervento presentato nella sessione “Quid est mors?” al terzo Leonardo Sciascia Colloquium, tenutosi a Palermo nel novembre 2012, e qui riproposto, Gurgo analizza la posizione dell’autore siciliano in relazione al concetto di morte non solo attraverso l’esame di tre delle sue opere principali riguardo a questo argomento, “Il cavaliere e la morte”, “Cruciverba” e “Una storia semplice”; ma considerando anche le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Sciascia nel corso di alcune interviste.
Pag. 63-70
Presentato nella sessione “Quid est mors?” al terzo Leonardo Sciascia Colloquium (Palermo, novembre 2012), questo saggio prende in considerazione il tema della religiosità in Sciascia attraverso l’analisi della narrazione della morte in alcuni suoi testi, sebbene il tema ‘contamini’ quasi tutte le sue opere. Lo spunto critico è strettamente connesso alla tradizione regionale dell’autore e al concetto di ‘sicilitudine’.
Pag. 71-79
Il testo è la trascrizione a cura di Carlo Fiaschi e Paolo Squillacioti della registrazione effettuata da Radio Radicale della relazione tenuta da Leonardo Sciascia a Padova il 10 febbraio 1984, nell’ambito di un ciclo di incontri con studenti e docenti dell’Università, su “L’ateismo degli italiani”, promosso dall’Associazione Ex Alunni dell’Antonianum, a cura di Don Carlo Messori. Sciascia prende come punto di partenza la definizione platonica di tre forme di ateismo: le prime due, corrispondenti al materialismo e allo scetticismo, rientrano nel campo dell’ateismo filosofico; la terza, ovvero la credenza che la divinità possa essere propiziata con doni e offerte, egli la definisce come ateismo del credente in Dio, un ateismo pratico o attivo. Sciascia si sofferma anche sul suo rapporto personale con ciò che egli definisce come uno stile di vita cristiano. Il discorso è seguito dalla discussione di Sciascia con il pubblico.
Pag. 81-96