Secondo l’autore, a partire da “Il Consiglio d’Egitto” la scrittura di Sciascia subisce un passaggio fra due diverse concezioni del rapporto tra il testo e l’archivio: da un racconto della storia come traduzione in termini narrativi della documentazione archivistica ad uno che fa della discussione di quest’ultima la ragione di essere del testo. Il romanzo inoltre è il più emblematico rispetto alla meditazione di Sciascia sulla possibilità di raggiungere, attraverso la scrittura della storia, la verità; una meta irraggiungibile che è da cercarsi nello slancio etico di tutta l’opera sciasciana, nel come i suoi testi si sono assunti la responsabilità di testimoniare.
Pag. 131-149
Questo saggio ripercorre, attraverso documenti d’archivio, il rapporto tra Sciascia e Moravia: dalla collaborazione per la rivista “Nuovi Argomenti” dal 1982 fino alla morte di Sciascia nel 1989; dal risguardo di Sciascia sulla copertina dell’edizione “Cosma e i briganti” (Sellerio, 1980) di Moravia alla recensione di quest’ultimo de “Il cavaliere e la morte”, fino al necrologio per lo scrittore siciliano.
Pag. 151-156