SALVATORE FERLITA, Il nervo ancora scoperto del dissenso

SALVATORE FERLITA, Il nervo ancora scoperto del dissenso

Questo articolo presenta e riassume le polemiche sulla supposta mancanza di sostegno o solidarietà di Sciascia ai dissidenti sovietici nel 1960. Una polemica recentemente riaperta da Paolo Mieli in un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” il 12 giugno 2012 con il titolo “Intellettuali reticenti sul dissenso in Urss. La sinistra italiana e il processo Sinjavskij-Daniel”. L’autore passa in rassegna le posizioni assunte, al momento della presunta critica di Sciascia agli intellettuali dissidenti sovietici, da figure come lo slavista Vittorio Strada, Iosif Brodskij, Carlo Ripa di Meana e Roberto Calasso. 
Pag. 177-183  
 

ANTONIO STANGO, Quegli odiosi paragoni: l’Italia e la situazione sovietica secondo Sciascia

Nel contesto della polemica sulla presunta mancanza di sostegno o solidarietà di Sciascia ai dissidenti sovietici nel 1960, l’autore sottolinea quanto l’interesse politico di Sciascia fosse rivolto in generale all’analisi quasi filologica e insieme profondamente sofferta dei nodi della giustizia in Italia, tanto da utilizzare come termine di paragone – anche molti anni dopo il caso Siniavskij-Daniel’ – in modo provocatorio, la situazione sovietica. Stango mette in evidenza anche la posizione di Sciascia nella polemica rispetto alla decisione di entrare a far parte del Partito Radicale. 
Pag. 185-188 

CARLO RIPA DI MEANA, Galeotto fu Raymond Roussel. Carlo Ripa di Meana incrocia Leonardo Sciascia – Conversazione con Antonio Stango

Nel contesto dei tentativi da parte dell’Unione Sovietica di bloccare nel 1977 la Biennale di Venezia dedicata all’arte e alla cultura dei dissidenti, Carlo Ripa di Meana, che aveva proposto il tema e coordinato l’evento, ricorda il suo rapporto con Sciascia in un conversazione con Antonio Stango del Partito Radicale. 
Pag. 189-191

SIMONE GUAGNELLI, “Una indignazione che non arriva all’avversione”. Sciascia, il dissenso sovietico e il caso Sinjavskij-Daniel’

A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino – e dunque anche dalla morte di Sciascia che da quell’evento fu preceduta di qualche giorno – pare significativo all’autore analizzare la questione degli intellettuali, in varia forma riconducibili al PCI, verso le tappe fondamentali che hanno determinato i rapporti tra Europa dell’Est e dell’Ovest nel secondo dopoguerra. La questione della ‘viltà degli intellettuali’ di fronte agli orrori del regime sovietico riemerge ciclicamente con vigore e rabbia, spesso con giusto tributo alla storia e alla memoria, ma a volte alla ricerca di processi sommari, fuori tempo e contesto, nei confronti di singole personalità e posizioni, come nel caso di Leonardo Sciascia, con particolare riferimento al caso dei dissidenti Andrej Sinjavskij e Julij Daniel’. 
Pag. 193-202