LUCIANO CURRERI, Introduzione

LUCIANO CURRERI, Introduzione

L’autore tratteggia in questa introduzione i principali temi trattati negli interventi al IV Leonardo Sciascia Colloquium (Milano, 22-23 novembre 2013) organizzato dagli “Amici di Leonardo Sciascia” e dedicato all’opera “1912 + 1” (Adelphi, 1986). Curreri individua le diverse linee guida del progetto scientifico del convegno, i cui atti sono raccolti nel quarto fascicolo della rivista: dalla ricostruzione della storia compositiva ed editoriale dell’opera e dall’analisi della forma letteraria del testo, alla riflessione su temi come giustizia, bibliofilia e iconografia femminile, fino alla rilettura del testo operata nella scuola, da un lato, e tramite il mezzo cinematografico, dall’altro. 
Pag. 5-7  
 

GIORGIO PINOTTI, Sciascia adelphiano

L’articolo ripercorre alcune tappe del percorso editoriale di Leonardo Sciascia presso Adelphi, a partire da “1912 + 1” (1986), primo libro dello scrittore siciliano pubblicato dalla casa editrice di Roberto Calasso, fino alla sua ultima opera, “Una storia semplice” (1989). Attraverso inediti materiali d’archivio, vengono indagate le ragioni della scelta di Sciascia di diventare un autore ‘adelphiano’, con il passaggio progressivo di tutto il suo catalogo alla casa editrice milanese: “affinità elettive” con i suoi autori, con il progetto editoriale, e con i lettori che di quel progetto sono i destinatari. 
Pag. 9-19  
 

GABRIELE FICHERA, La strega, la contessa, il ragno. Sciascia e i differenziali della storia

Il saggio analizza il rapporto tra storia e invenzione nell’opera di Leonardo Sciascia, attraverso il confronto tra “1912 + 1” e altri suoi testi, quali “La scomparsa di Majorana”, “L’Affaire Moro” e “La strega e il capitano”, sottolineando anche affinità e differenze tra la poetica sciasciana e quella di altri autori, primo tra tutti il Manzoni della “Storia della colonna infame”, ma anche Musil, Tolstoj, Diderot, Savinio. La commistione di fatti storici ed elaborazione letteraria in Sciascia viene riportata alla formula tolstojana dei “differenziali della storia”, piccoli e apparentemente casuali frammenti di realtà, che instaurano tuttavia corrispondenze tra singoli eventi e storia universale, necessità e possibilità poetica. 
Pag. 21-28  
 

PAOLO SQUILLACIOTI, Scrivere facile. Storia redazionale di “1912 + 1”

Il contributo ricostruisce filologicamente il percorso redazionale di “1912 + 1”, attraverso materiale appartenente all’archivio della casa editrice Adelphi; in particolare, dal confronto tra il dattiloscritto che trasmette la prima stesura, le varianti apportate direttamente su di esso, e il testo della prima edizione Adelphi del 1986, emerge la ‘facilità’ che contraddistingue la scrittura di Leonardo Sciascia nell’elaborazione di “1912 + 1”. L’autore dell’articolo distingue, inoltre, tra dimensione ‘verticale’ (lo svolgersi del processo Tiepolo) e ‘orizzontale’ (dimensione più propriamente ‘divagante’) dell’opera; e a quest’ultima attribuisce le maggiori integrazioni e modifiche di Sciascia dalla prima stesura al testo pubblicato. 
Pag. 29-42  
 

PAOLO GIOVANNETTI, Come chiamarlo? “1912 + 1” e l’arte del ‘racconto’ in Sciascia

Il contributo intende riflettere sul valore del genere del ‘racconto’, termine con cui Leonardo Sciascia definisce “1912 + 1”, così come altre proprie opere, diverse per caratteristiche, temi ed estensione. In particolar modo, l’accezione del vocabolo è ricondotta, dall’autore dell’articolo, al francese ‘récit’, ‘esposizione ordinata di avvenimenti’, di eventi anteriori ed esteriori, tipica dell’oralità e del teatro. 
Pag. 43-52  
 

LUCIANO CURRERI, Non solo d’Annunzio: “1912 + 1” come saggio

L’autore del contributo riflette sull’influenza di Gabriele D’Annunzio in “1912 + 1” di Leonardo Sciascia. In particolare, viene analizzata la ricezione dell’opera dannunziana negli anni dieci, periodo in cui si svolge il processo Tiepolo, e negli anni ottanta, durante i quali scrive invece l’autore siciliano. L’incontro con l’eredità del ‘vate’ fa assumere a questa particolare prosa di Sciascia un andamento saggistico, ‘divagante e centrifugo’, mentre il richiamo a D’Annunzio è sottoposto a un procedimento di costruzione e decostruzione. 
Pag. 53-62  
 

IVAN PUPO, Il tempo lungo delle transazioni. Per una lettura ‘trasversale’ di “1912 + 1”

È lo stesso Leonardo Sciascia, ricorda l’autore di quest’articolo, a consigliare di leggere “1912 + 1” in maniera ‘trasversale’, con attenzione al patto Gentiloni, e riflettendo nel contempo sulle ripercussioni di questo patto sulla vita sociale e politica del Paese nei decenni successivi; una lettura da condurre, comunque, in parallelo alla ricostruzione processuale. Il percorso seguito dallo scrittore in “1912 + 1” non impedisce tuttavia la condanna di alcuni aspetti della società di inizio Novecento; in particolare, anche attraverso confronti con altre opere sciasciane e testi di altri autori, viene delineata l’opinione dello scrittore circa il rapporto tra lo Stato, la politica che ne governa le sorti, e la Chiesa Cattolica, dal patto Gentiloni, attraverso il periodo di governo della DC, fino al ‘compromesso storico’.
Pag. 63-74  
 

ALESSANDRO PROVERA, La premeditazione non è nient’altro che la premeditazione. Il processo Tiepolo tra letteratura e diritto

Il saggio analizza “1912 + 1” da un punto di vista giurisprudenziale, sottolineando l’intuizione di Sciascia di collocare ogni processo all’interno del proprio contesto storico e sociale, distinguendo la ‘vita nel processo’ dalla ‘vita del processo’. Da un lato, viene evidenziata la forte carica di ambiguità del processo: a seconda delle interpretazioni, infatti, l’uccisione dell’attendente Polimanti da parte della contessa Tiepolo può essere interpretata come omicidio premeditato o atto di legittima difesa. Lo stesso concetto di ‘premeditazione’ si presenta di difficile definizione e difficile accertamento in sede processuale. Dall’altro, viene rilevato come il caso Tiepolo costituisca il primo esempio di ‘processo mediatico’, oggetto dell’attenzione dell’opinione pubblica e, insieme, possibilità di superamento di stereotipi e preconcetti. 
Pag. 75-89  
 

CLAUDE AMBROISE, L’assassinio, sempre

Claude Ambroise, in questo articolo, individua la cifra dell’esistenza umana, nell’opera di Leonardo Sciascia, in un ‘essere-per-l’assassinio’. Se la letteratura, come qui si sostiene, vive di singolarità, nell’immaginario letterario ogni uccisione di un uomo da parte di un proprio simile sarà vissuta, immaginata, sempre singolarmente, in prospettiva della propria mortalità, e, per riflesso, del proprio ‘essere-per-l’assassinio’. In particolare, mentre la vittima del delitto è un elemento costante, ‘immaginario’ sarà il movente dell’assassinio, in quanto oggetto di narrazione. 
Pag. 91-95  
 

ANDREA KERBAKER, Sciascia tra bibliofilia ed eros

Leonardo Sciascia e Gabriele D’Annunzio, scrittore più volte evocato in “1912 + 1″, sono uniti dalla comune passione per i libri. L’amore di Sciascia per il bel libro, nell’opera in analisi, emerge tuttavia anche in contesti diversi dal riferimento dannunziano – come la menzione della prima edizione dell’”Ulysses” di Joyce, della prima edizione fiorentina de “L’amante di Lady Chatterley” o del curatore dei carteggi di Giacomo Casanova – all’interno di un percorso in cui la bibliofilia si intreccia progressivamente al tema dell’eros. 
Pag. 97-100  
 

LAURA PAROLA, “1912 + 1”: Della giustizia ingiusta. Un percorso didattico tra legge e politica nelle pagine di alcuni grandi testi letterari

L’intervento illustra le fasi e le finalità di un percorso d’analisi e approfondimento dell’opera di Leonardo Sciascia “1912 + 1” da parte di una classe quarta del liceo classico G. Parini di Milano. Dopo una prima lettura individuale, il testo viene contestualizzato in classe con la guida del docente, per individuarne la tesi e i diversi livelli di informazione veicolati. Vengono poi scelte cinque altre opere sul tema del rapporto tra giustizia e potere (Lisia, “Orazione contro Eratostene”; Cicerone, “Pro Milone”; Shakespeare, “Il mercante di Venezia”; Manzoni, “Storia della colonna infame”; Harper Lee, “Il buio oltre la siepe”), individuando, tramite un lavoro di gruppo, i passaggi di ciascun testo da porre a confronto con gli altri, per realizzare infine una presentazione delle opere sotto forma di lettura scenica. 
Pag. 101-105  

GABRIELE RIGOLA, La rimozione del contesto. Sciascia e “L’uomo che ho ucciso”

Lo studio individua analogie e differenze tra l’opera di Leonardo Sciascia “1912 + 1” e il film per la televisione “L’uomo che ho ucciso” (1995), diretto da Giorgio Ferrara e ‘liberamente tratto’ dal testo. La trasposizione filmica si presenta tuttavia come estrapolata dal contesto storico, politico e culturale che identifica il libro di Sciascia: vengono infatti cambiati nomi dei personaggi e collocazione temporale; e se, da un lato, il ricorso alla tecnica del flashback tenta di restituire i diversi punti di vista dei personaggi coinvolti nel procedimento penale, dall’altro si sceglie di presentare nel finale la ‘verità’, mentre nel testo letterario essa è lasciata volutamente in sospeso. 
Pag. 107-113