ANITA ANGELONE, Gian Maria Volonté and performance as adaptation

ANITA ANGELONE, Gian Maria Volonté and performance as adaptation

L’articolo intende indagare le potenzialità interpretative del ruolo dell’attore, analizzando il percorso di Gian Maria Volonté in film tratti da opere di Leonardo Sciascia. Anche la vita personale dell’attore e le sue esperienze al di fuori del palcoscenico, infatti, influenzano la ricezione di diverse produzioni cinematografiche, attribuendo a Volonté un ruolo ‘autoriale’, di ‘creatore di senso’, anche a fronte di dichiarazioni dell’attore stesso riguardo al proprio lavoro preparatorio sulla sceneggiatura e la sua fonte letteraria. 
Pag. 131-146 

ELISABETTA BACCHERETI, Leonardo, Luisa e lo ‘scambio di figurine’

Leonardo Sciascia e Luisa Adorno (‘nom de plume’ di Mila Curradi Stella) sono stati legati dalla comune passione per le acqueforti. Letto il primo romanzo della scrittrice, Sciascia ne propone la riedizione con la casa editrice Sellerio; altri titoli seguiranno poi per la stessa sigla editoriale. Dopo un primo incontro a Roma nel 1982, ogni anno Luisa Adorno invia a Sciascia una acquaforte – i doni sono testimoniati da alcune lettere firmate dallo scrittore –, intessendo così quello che lei stessa descrive come uno ‘scambio di figurine’: regali tra coetanei che condividono una simile esperienza e memoria dell’Italia del periodo fascista e del primo dopoguerra. 
Pag. 147-156  
 

EUCLIDE LO GIUDICE, Sciascia e Prezzolini, ovvero dei ‘cretini’ e dei ‘fessi’

Giuseppe Prezzolini, nel suo “Codice della vita italiana”, identifica all’interno della società italiana le due categorie dei ‘furbi’ (i ladri) e dei ‘fessi’ (gli onesti), classificazione con cui si trova d’accordo Leonardo Sciascia, in una presentazione al testo prezzoliniano scritta nel 1982. Definizioni simili sono utilizzate dallo scrittore siciliano anche in opere proprie: ‘cretino’ è definito il protagonista di “A ciascuno il suo”, come pure don Cecé Melisenda ne “Il quarantotto”, mentre ‘imbecille’ è Candido Munafò di “Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia”. Mentre Prezzolini si dimostra fiducioso rispetto a un possibile miglioramento della società italiana, per Sciascia l’unica strada realmente percorribile dai ‘fessi’ per difendersi dai ‘furbi’ resta quella dell’ironico travestimento dei primi nei secondi, dell’individuo intelligente che si finge ‘cretino’ per prendersi gioco di chi stupido lo è veramente. 
Pag. 157-177  
 

DOMENICO SCARPA, La prova democristiana di Leonardo Sciascia. Una ricerca in corso

L’articolo analizza l’attività giornalistica di Leonardo Sciascia nei primi anni del dopoguerra, con riferimento a periodici collegati alla Democrazia Cristiana. L’autore collabora infatti a “Sicilia del Popolo” dal 1948 e a “La Prova” dal 1950 (sul quale appaiono venti su ventisette testi delle “Favole della dittatura”); inoltre, a “Itinerario della scuola e della vita siciliana” e a “Chiarezza”. Queste collaborazioni rappresentano la fiducia che in quel periodo Sciascia ripone nel partito cattolico, a condizione di una decisa scelta antitotalitaria e di una concreta volontà di compiere le riforme necessarie. 
Pag. 179-203