L’intervento introduce i temi dell’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi a Firenze il 24 e 25 novembre 2017, di cui in questo volume di «Todomodo» si pubblicano gli atti. Si affronta l’intenso rapporto di Sciascia con la Francia, ‘paese dell’anima’ che ha sempre riservato allo scrittore un’attenzione particolare, attestata dalle numerose traduzioni delle sue opere. Tale legame, costituito da tenaci letture e soggiorni a Parigi, trova la sua centralità in un testo di alto valore civile come “Il Consiglio d’Egitto”, che consente di approfondire anche il peculiare carattere dell’illuminismo sciasciano.
Pag. 15-20
Il saggio riporta l’intervento di apertura dei lavori dell’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, e prende in considerazione l’approccio illuministico di Sciascia nell’indagine di tutti gli aspetti delle storia della Sicilia -definita cattolica ma non cristiana- che trova il suo punto culminante nell’anatema contro la tortura quale atto contro Dio, presente ne “Il Consiglio d’Egitto”. “L’affaire Moro”, poi, si configura come una lettera luterana con la quale Sciascia inaugura un nuovo corso che riguarda la ricerca della verità, una sorta di gobettiana autobiografia della nazione che già era cominciata da “Le parrocchie di Regalpetra”.
Pag. 21-42
L’articolo, che riprende l’intervento dell’autore all’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, indaga il rapporto costante, complesso e delicato con le forme artistiche più avanzate della civiltà intellettuale francese nell’opera di Sciascia, rapporto che si costituisce come categoria ontologico-strutturale della sua filosofia: Voltaire e Rousseau rappresentano per lo scrittore due visioni della vita e del mondo con cui misurarsi, e altrettanto centrale è per lui la Parigi di Benjamin e di Simenon. Si analizza il rilievo di queste relazioni all’interno del corpus narrativo e saggistico di Sciascia, con particolare riferimento a “Il Consiglio d’Egitto” e “Candido”, che rivelano per un verso lo scacco della ragione, per l’altro l’utopia del sogno.
Pag. 43-50
In questo contributo, che riprende l’intervento all’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, l’autore discute la distinzione tra uno Sciascia volterriano, quale emerge da “Candido”, e uno Sciascia rousseauiano e giacobino come il Di Blasi de “Il Consiglio d’Egitto”. Lo stesso Sciascia aveva chiarito che, per lui, esisteva una netta distinzione fra la «rotta Rousseau» e la «rotta Voltaire», ritenendo la prima all’origine di ogni totalitarismo, per cui vedere in Di Blasi l’eroe ‘positivo’ contrapposto al Meli risulta fuorviante, essendo stati nella realtà entrambi fautori della linea riformistica e umanitaria di Caracciolo.
Pag. 51-62
Nel saggio, che riprende l’intervento all’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, l’autore mette in evidenza il contesto dei primi anni Sessanta nel quale Leonardo Sciascia scrive “Il Consiglio d’Egitto”, in particolare la netta posizione critica dello scrittore nei confronti del governo della Regione Sicilia guidato da Silvio Milazzo e nei confronti de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Viene ricostruito, inoltre, il rapporto tra Sciascia e la storiografia siciliana progressista di quegli anni, il suo iniziale appoggio e il successivo abbandono per un paradigma storico-metaforico dell’immobilismo e della sconfitta.
Pag. 63-74
In questo saggio, basato sull’intervento dell’autore all’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, dopo aver evidenziato come Sciascia si sia documentato su fonti scelte nella costruzione de “Il Consiglio d’Egitto”, si afferma come la vicenda storica e umana di don Giuseppe Vella presenti ancora molti aspetti da chiarire: la vulgata della sua impostura rivela infatti diverse ombre e veri e propri errori da correggere sulla base di documenti reperibili. Vengono ricostruite la biografia di Vella e la cronologia dell’intera vicenda; si indaga sulle sue conoscenze linguistiche, dall’arabo al francese al latino; si ipotizza la sua biblioteca; si analizza la consistenza e la circolazione della sua produzione. Il contributo è corredato da dieci riproduzioni nel testo (pp. 92, 104, 105, 107, 111, 112, 114, 116 e 117).
Pag. 75-118
In questo articolo, che riprende l’intervento all’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, l’autrice osserva come ne “Il Consiglio d’Egitto” Sciascia esplori le due vie che gli permetteranno di combattere la Grande Narrazione inventata dal Potere per autolegittimarsi: quella del sogno francese, che trasformi la Storia senza cambiarne però i presupposti, esponendola alla contaminazione dal discorso dominante; quella del sogno arabo, che corrompe le origini stesse della Grande Narrazione proponendo una fiaba incontaminata che si dispiega nella sfera dell’assoluta verità letteraria.
Pag. 119-130
Il contributo, che riprende l’intervento dell’autrice all’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, analizza, nel romanzo, il rapporto fra verità storica e finzione letteraria, muovendo dall’espediente del manoscritto ritrovato e riflettendo sul rapporto verità/menzogna nella storia, sulla forza del pensiero e delle idee rispetto a un sogno di rivoluzione, ponendo in evidenza la trama di testimonianze fornite dagli autori dell’epoca circa i riti della sociabilità aristocratica siciliana, l’arbitrio baronale, la degenerazione violenta del potere, che annienta con repressione e tortura, la dignità umana.
Pag. 131-148
L’articolo, che riprende l’intervento dell’autore all’ottavo Leonardo Sciascia Colloquium degli Amici di Sciascia, svoltosi il 24 e 25 novembre 2017 a Firenze, s’incentra sul contesto letterario e culturale in cui sono state diffuse in Francia le prime opere di Sciascia, in un momento in cui i francesi dimostrarono un rinnovato interesse per la cultura italiana. Percepito innanzitutto come uno scrittore della Sicilia, Sciascia è stato una delle grandi rivelazioni italiane degli anni Sessanta in Francia, anche se il riconoscimento dell’influenza dell’Illuminismo sul suo lavoro non giunge prima degli anni Settanta. Il contributo è corredato da due riproduzioni nel testo (pp. 151 e 152).
Pag. 149-160
Nell’articolo si parla della pagina cancellata che il poeta visivo e artista concettuale Emilio Isgrò ha dedicato a “Il Consiglio d’Egitto” di Sciascia. Essa presenta sotterranei, inquietanti legami con il romanzo in cui l’abate Vella cancella e falsifica un vecchio codice: gli sdoppiamenti della scrittura e la cancellazione delle parole provocano una sorta di sollevazione delle parole stesse che si difendono e proclamano la loro essenza inestinguibile. Una provocazione nelle provocazioni che Sciascia ha composto nel suo romanzo/cruciverba. L’articolo è corredato dalle Tavv. I-III (inserto fuori testo a colori).
Pag. 161-166