RICCIARDA RICORDA, Assonanze, dissonanze, intersezioni. Genealogie sciasciane

RICCIARDA RICORDA, Assonanze, dissonanze, intersezioni. Genealogie sciasciane

Il saggio introduce il ciclo di quattro incontri – che dà nome alla sotto-sezione della rubrica della rivista – tenutosi presso la Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino tra il 26 settembre e il 27 ottobre 2016 e di cui in questa sede si pubblicano alcuni interventi. In particolare, la rassegna si è proposta di investigare i rapporti di influenza su Sciascia di altri quattro scrittori: Emilio Cecchi, Vitaliano Brancati, Giuseppe Antonio Borgese e Benedetto Croce. 
Pag. 147-152

BRUNO PISCHEDDA, Cecchi e Sciascia. «Una grossa partita di debito»

L’autore riflette sull’influenza di Emilio Cecchi rispetto alla scrittura di Leonardo Sciascia, evidenziandone le tracce, da un lato, nel grado elevato di letterarietà del suo peculiare neorealismo; dall’altro, nelle tematiche documentarie presenti nelle opere narrative. Guardando in particolare a “Le parrocchie di Regalpetra”, si registrano nel lessico elementi colti accanto a forme locali e popolari, ambiti che sembrano retoricamente distinguersi, rispettivamente, nelle metafore e nelle similitudini. Sciascia, accogliendo le istanze civili del neorealismo, vi innesta quindi, in modo del tutto originale, il trattamento colto e raffinato della prosa d’arte del primo dopoguerra. 
Pag. 153-166

ILARIA DE SETA, Ritratto e autoritratto. Sciascia e Borgese

Il rapporto tra Leonardo Sciascia e Giuseppe Antonio Borgese viene qui ripercorso alla luce delle relazioni di quest’ultimo con gli altri protagonisti della rassegna in oggetto. Mentre Croce, come anche Cecchi, avrebbe avuto un ruolo nel ridimensionamento di Borgese all’interno della cultura italiana, è lo stesso Sciascia a ricordare i punti di contatto tra Borgese e Brancati, conosciutisi alla fine degli anni venti. Di Borgese, Sciascia ammira la radicale scelta antifascista, il ruolo di direttore della “Biblioteca Romantica” Mondadori (collana di traduzioni inaugurata dalla stendhaliana “Certosa di Parma”), l’affiancamento all’attività letteraria di quella giornalistica. La descrizione che Sciascia traccia di Borgese assume la forma, quindi, di un “autoritratto”: una identificazione suggerita anche dalla copertina della edizione Adelphi di “Per un ritratto dello scrittore da giovane”. 
Pag. 167-178

VALDO SPINI, DOMENICO SCARPA, MATTEO MARCHESINI, Brancati e Sciascia in dialogo. Conversazione a tre voci

Il contributo propone la discussione tra i tre autori sul rapporto tra Leonardo Sciascia e Vitaliano Brancati. Spini lo ripercorre dal primo incontro a Caltanissetta alla curatela sciasciana dell’opera omnia di Brancati, menzionando l’interesse del cinema per l’opera di entrambi gli scrittori. Scarpa ricorda l’intenzione di Sciascia di esordire con un libro di saggi su Borgese, Cecchi e Brancati, e indica punti di contatto e di rottura tra Sciascia e quest’ultimo. Marchesini, infine, sottolinea la distanza tra i due scrittori rispetto ai temi della comicità e dell’eros, e la vicinanza per quanto riguarda invece un “liberalismo in negativo”, identificato da assenza di libertà e deformazione della giustizia. 
Pag. 179-198

PAOLO D’ANGELO, Tra assenze e presenze. Sciascia e Croce

L’autore indaga l’apparente assenza di Benedetto Croce dal novero degli auctores di Leonardo Sciascia, nel contesto di una distanza rimarcata dallo stesso scrittore, in ambito di critica letteraria e specificamente nel giudizio su De Roberto, in articoli come “Perché Croce aveva torto” («La Repubblica», 1977). Da altri passi, come l’intervista dello stesso Sciascia a Jorge Luis Borges, emerge tuttavia la sua ammirazione per il Croce storico locale, narratore e, soprattutto, editore per Laterza. Infine, alcune tracce (forse inconsapevoli) dell’influenza crociana su Sciascia sembrano potersi rilevare a livello linguistico. 
Pag. 199-208