ALBERTINA FONTANA,’Leggere Majorana nel segno di Pirandello’

ALBERTINA FONTANA,’Leggere Majorana nel segno di Pirandello’

L’intervento illustra le tematiche che hanno strutturato la riflessione su “La scomparsa di Majorana” durante il VI Leonardo Sciascia Colloquium (Palermo, 20-21 novembre 2015): il testo letterario, la riflessione etica e, soprattutto, il confronto/scontro tra cultura umanistica e cultura scientifica. Un approfondimento della corrispondenza tra Sciascia e Lea Ritter Santini (autrice di un commento alla traduzione tedesca di Majorana, poi uscito anche in italiano con la seconda edizione Einaudi), in particolare, rivelerebbe un’affinità tra alcune affermazioni del fisico tedesco Werner Heisenberg e il corrispondente personaggio sciasciano quale ‘scienziato filosofo’, oltre a un dialogo tra la commentatrice Ritter Santini e la scienziata Ida Noddack sulla scelta di alcuni tempi verbali, nella direzione di una ‘problematizzazione’ (o, pirandellianamente, ‘relativizzazione’) del caso Majorana. 
Pag. 13-22

BRUNO PISCHEDDA,’Strano’, ‘Stranio’, ‘Estraneo’. Ettore Majorana come personaggio di romanzo

Nella costruzione del personaggio Ettore Majorana, Leonardo Sciascia affianca l’approfondimento documentario all’interpretazione in chiave letteraria della vita del fisico, combinando impegno civico ed elaborazione estetica. Questo binomio metodologico si riflette nel confronto tra tradizione umanistica e cultura scientifica, che il personaggio plasmato da Sciascia incarna: introverso, di ferrea determinazione e “preveggenza altruistica” (eccezion fatta che per i colleghi accademici), egli appare, soprattutto, isolato («strano», «stranio», «estraneo») dagli ambienti scientifici come dal contesto politico contemporaneo, arrivando infine a rappresentare la direzione “etica” e problematica che la riflessione umanistica spontaneamente offre allo sviluppo tecnologico. 
Pag. 23-38

PAOLO GIOVANNETTI, Raccontare senza fatti. I non-eventi di un romanzo che non c’è

Dopo aver classificato “La scomparsa di Majorana” come ‘racconto’, nel senso del francese ‘récit’, l’autore del contributo analizza la posizione di “parresiasta” assunta da Leonardo Sciascia, il quale, in quest’opera, prende le mosse da un evento reale per dimostrarne la “verosimiglianza” attraverso il trattamento letterario. Ma, se nel caso de “La scomparsa di Majorana”, le fonti storiche non si sono rivelate così salde, cosa spiega dunque l’interesse ancora attuale per l’opera? Forse, si argomenta, l’elemento ricorrente della “non-azione” che Sciascia introduce nel testo, che viene così avvicinato al genere del ‘Physikerdrama’; mentre la finale rinuncia di Majorana alla ricerca scientifica non è altro che la rappresentazione delle capacità gnoseologiche dell’opera letteraria. 
Pag. 39-50

FRANCESCO CASSATA, “La scomparsa di Majorana” e il dibattito sulle ‘due culture’ in Italia

L’autore colloca la pubblicazione e la prima ricezione de “La scomparsa di Majorana” all’interno del confronto tra tradizione umanistica e scienze sperimentali che, tra gli anni sessanta e settanta, si svolge sulle pagine di quotidiani e periodici italiani. Il contributo presenta, in particolare, le reazioni all’uscita della traduzione italiana del saggio “Le due culture” di Charles P. Snow (1964) e l’auspicato dialogo tra le “due culture”; e la polemica sulla “non neutralità” della scienza, in particolare rispetto al testo “L’ape e l’architetto” di Marcello Cini (1976). Riferendosi, infine, in maniera più specifica alle recensioni al testo sciasciano, ne vengono identificate tre letture ricorrenti: parabola, proposta rivoluzionaria, allontanamento dall’elemento politico. 
Pag. 51-66

ROSARIO NUNZIO MANTEGNA, Ettore Majorana, i fisici e le due culture

Prendendo le mosse dal dibattito suscitato anche in Italia da “Le due culture” di Charles P. Snow, l’articolo analizza alcuni temi de “La scomparsa di Majorana” di Leonardo Sciascia, dal comportamento dei fisici rispetto alle implicazioni delle proprie scoperte durante gli anni Trenta e Quaranta al personaggio di Heisenberg come scienziato-filosofo. Due in particolare sono gli aspetti sottolineati nel contributo: riguardo al rapporto tra il soggetto storico Ettore Majorana e la sua controfigura letteraria, Sciascia postula correttamente l’“anormalità” della pratica scientifica del fisico siciliano, auto-isolatosi da resto della comunità scientifica, con cui non condivide argomenti di ricerca e risultati, pubblicandone gli esiti solo una volta ritenuti completi; lo scrittore di Racalmuto si dimostra invece impreciso – alla luce dei documenti oggi disponibili – in merito al comportamento degli scienziati coinvolti nel Progetto Manhattan, molti dei quali, nel secondo dopoguerra, si sarebbero impegnati per stabilire più efficaci relazioni di dialogo internazionale. 
Pag. 67-76

GIUSEPPE MACINO, Tra rose e fiori: riflessioni di un biologo attorno a “La scomparsa di Majorana”

Spostando il fuoco dell’attenzione dal campo della fisica a quello delle scienze della vita, l’autore del contributo, uno scienziato attivo nella biologia molecolare, riflette sulle implicazioni delle posizioni di Leonardo Sciascia sulla scienza in opere come “Il cavaliere e la morte” e, in particolare, “La scomparsa di Majorana”: il giudizio recisamente negativo espresso dallo scrittore non sembra rendere giustizia alla consapevolezza dei ricercatori sul proprio lavoro e sulle ricadute di questo sul piano etico e sociale; ai benefici che la sperimentazione scientifica ha saputo offrire alla vita umana; alle riflessioni con cui ancora si cerca di mediare tra la necessità della ricerca e i limiti inalienabili della condizione umana. 
Pag. 77-84

JEAN-MARC LÉVY-LEBLOND, Sciascia e il rifiuto della scienza

Prendendo le mosse da una citazione di Albert Camus da parte di Leonardo Sciascia, lo scrittore siciliano, sostiene l’autore del contributo, estremizza il giudizio del collega francese sulle responsabilità della scienza riguardo alla condizione dell’uomo contemporaneo. Il “terrore” nei riguardi della scienza si riflette ne “La scomparsa di Majorana”, nonostante l’impossibilità (oggi riconosciuta, a giudizio dell’autore) per un fisico come Ettore Majorana di prevedere l’utilizzo bellico delle scoperte sull’atomo. Le ragioni della scomparsa del fisico catanese, si ipotizza nell’articolo, sono allora più probabilmente riconducibili a motivi strettamente personali, legati ad uno studio totalizzante della fisica teorica sfociato nella nevrosi; mentre, per quanto riguarda i limiti della sperimentazione scientifica, l’autore auspica un più ampio dibattito democratico che ne orienti pratiche e temi. 
Pag. 85-94

SYLVIE COYAUD,’De mon mieux’. Sintesi della discussione e commenti

Il saggio sintetizza alcuni temi emersi dal dibattito tra relatori e pubblico in coda agli interventi del VI Leonardo Sciascia Colloquium, dedicato nel novembre 2015 a “La scomparsa di Majorana”: dalle posizioni critiche riguardanti la prospettiva storica di Sciascia, alle affinità tra Primo Levi e Italo Calvino sulle “due culture”, fino alle lacune in campo scientifico dell’offerta formativa della scuola italiana. L’autrice inoltre, avanza alcune riflessioni in merito al giudizio di Sciascia sugli scienziati, riconosciuti qui non come depositari di verità assolute ma come espressione delle infinite domande che spronano l’attività di ricerca. 
Pag. 95-100

ERASMO RECAMI, Il mio Sciascia, il mio Majorana

L’autore ricorda alcuni eventi significativi per contestualizzare “La scomparsa di Majorana” all’interno della produzione di Leonardo Sciascia, a partire dal colloquio che questi ebbe in Svizzera con il fisico Emilio Segrè. Majorana, allontanandosi probabilmente dalla realtà storica, arriva a rappresentare per lo scrittore l’uomo di scienza che rinuncia alla ricerca piuttosto che acconsentire ad un uso disumano delle proprie scoperte. Rispetto alla formazione delle nuove generazioni, inoltre, Sciascia sottolinea l’importanza di “perder tempo” in una formazione culturale a tutto tondo, che prepari ad una reale autonomia intellettuale. Il contributo è accompagnato dalla riproduzione di una pagina manoscritta di Ettore Majorana della “Lezione inaugurale” tenuta nel 1938 all’Università di Napoli. 
Pag. 101-106

LUIGI CAVALLO, Il caso Majorana. La qualità del dubbio come ordigno letterario

Leonardo Sciascia, alla fine de “La scomparsa di Majorana”, ricorda l’autore del contributo, cerca conferme sul volontario ritiro del fisico catanese recandosi presso il convento certosino di Serra San Bruno (Calabria). I termini e le suggestioni che, all’interno del testo, richiamano il campo semantico della follia e della surrealtà si riaffacciano, e addirittura trovano per la prima volta conferma, nel raffronto tra alcuni luoghi fisici della Certosa e il richiamo specifico fatto da Sciascia alla fine del suo libro all’opera di Monsù Desiderio (pittore attivo tra XVI e XVII secolo), così come nell’opera dell’artista novecentesco Fabrizio Clerici, scelto da Sciascia per illustrare con un suo quadro l’immagine di copertina della prima edizione einaudiana de “La scomparsa”. 
Pag. 107-112