CLAUDE AMBROISE, L’edizione delle Opere nei “Classici Bompiani”

CLAUDE AMBROISE, L’edizione delle Opere nei “Classici Bompiani”

Il curatore delle Opere Bompiani di Leonardo Sciascia, scelto dallo scrittore, ripercorre la nascita della storica edizione riflettendo sul concetto di opera filologicamente pura vs la selezione dello scrittore che presenta la sua produzione purificata. Nel caso di Sciascia, l’intera opera che produrrà, il personaggio che di rimando egli diventerà nella polis italiana, sembrano illustrare la definizione sartriana: ‘L’homme est un projet qui décide de lui-même’. L’uomo Sciascia, nato a Racalmuto, in una determinata famiglia, in un certo ‘milieu’, che esistenzialmente ha scelto la scrittura (invece della carriera burocratica o aziendale, della mafia o della politica, ecc…), non è stato la ennesima incarnazione dell’astorico letterato. La sua scelta implica la costruzione speculare di se stesso per via di un’opera, non introspettivamente autobiografica, ma edificata dentro una dialettica concreta con la sua società. L’Opera Bompiani è un caso di opera completa voluta dall’autore, che non si chiude con la sua morte; è un progetto che è andato oltre l’autore ma seguendone la precisa traiettoria tracciata prima della dipartita. 
Pag. 127-134  
 

MARIO ANDREOSE, Sciascia nei “Classici”

La storia del passaggio di Sciascia alla Bompiani, nei “Classici”, dopo la crisi Einaudi dell’83 e la morte di Erich Linder, raccontata da uno dei protagonisti di quell’avventura editoriale, breve ma intensa. A indurre Sciascia a entrare di buon grado nella nuova collana di classici, secondo una formula che si rifaceva alla “Pléiade” di Gallimard, era soprattutto l’esigenza, in quella fase della sua carriera, di raccogliere la sua opera affidata talvolta, per amicizia e generosità, anche a piccoli editori e quindi di non facile reperibilità. Sapeva inoltre che sarebbe stato in buona compagnia, se i primi titoli in programma includevano T.S. Eliot, Moravia, Yourcenar, J. Roth, Camus, Flaiano, Tanizaki, Conrad, Canetti. 
Pag. 135-136  

PAOLO SQUILLACIOTI, Nella “nave Argo” di Adelphi. Un viaggio nell’Opera di Sciascia

L’eclettismo editoriale di Sciascia trova oggi una ricomposizione nella pubblicazione completa delle opere presso Adelphi. L’idea di una raccolta delle opere di Sciascia nella collana di Adelphi “La nave Argo” appare, sul piano editoriale, quasi come una logica conseguenza di questo processo. L’opera, prevista in due volumi, il secondo dei quali diviso in due tomi, conterrà integralmente il ‘canone Ambroise’, ma sarà aperta alle raccolte saggistiche e narrative postume e all’integrazione di testi pubblicati entro il 1989. La novità dell’edizione, al di là del mero incremento testuale, è affidata alla cura filologica, soprattutto nella ricostruzione della storia dei testi e del sistema concettuale sciasciano. 
Pag. 137-146  

MARCELLO FOIS, Un cinquantenne in forma. Introduzione al cinquantenario de “Il giorno della civetta”

Una breve e intensa analisi del “Giorno della civetta” per commemorarne il cinquantenario, un romanzo tradizionale e letterario insieme, il romanzo sulla mafia, scritto quando la mafia ‘non esisteva’, quando, affrontare quell’argomento significava prendersi la responsabilità di trattare materiale spinosissimo. In quel momento le storie di mafia erano infatti le narrazioni apologetiche di uomini d’onore in un mondo di giustizia e verità dove vigeva il dogma della sopravvivenza come concessione degli eletti. Il giorno della civetta è la modernità che si insinua in questo medioevo, le Italie che scaturiscono dal confronto tra l’uomo di legge e il capobastone locale sono una rappresentazione impietosa di due punti di vista non solo storici quanto etici. Il rapporto tra queste due virtù diversamente intese: quella civile, giovane del Capitano e quella locale, millenaria del Padrino, sono la spina dorsale di questa storia di ordinaria delinquenza che è diventata un capolavoro. 
Pag. 147-151